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Sportelli bancari sempre più inutili: nessuno li usa più. L’allarme di Fisac-Cgil

Pubblicato: 06/05/2024 10:41

Perché uscire di casa, recarsi in banca per un’operazione allo sportello quando è possibile fare tutto, comodamente, online? La risposta sembra scontata, considerato che il 20 per cento degli sportelli bancari attivi in Italia sono stati chiusi negli ultimi cinque anni. Con evidenti ricadute, non positive, per l’offerta dei servizi alla clientela e per l’occupazione nel comparto del credito.

I numeri arrivano dall’Ufficio studi e ricerche della Fisac-Cgil (la federazione sindacale per le assicurazioni e il credito), che dai dati della Banca d’Italia ha messo sotto la lente la così detta desertificazione bancaria; fenomeno che ha conosciuto un inesorabile avanzamento nel quinquennio passato e non si è fermata nel 2023. In numeri reali sono stati oltre 5 mila gli sportelli bancari chiusi in 5 anni nel Paese – passati da 25 mila a 20 mila – uniti a una riduzione degli addetti di quasi il 6% (circa 16 mila unità), scesi da 278 mila a 262 mila. La tendenza risulta confermata anche nel 2023: rispetto all’anno precedente meno 3,9% le agenzie attive (in dati reali, ben 825) e dipendenti calati dell’0,8% (2.156 lavoratori in meno).

Avere meno sportelli bancari sul territorio migliora i conti degli istituti di credito, ma è anche causa evidente di disagio per i cittadini, in particolare per quelli più anziani meno a proprio agio con le opportunità offerte dall’home banking. Ma anche per i tantissimi piccoli centri dell’Italia meno urbanizzata, dove per effettuare un’operazione bancaria allo sportello – e pensiamo alle piccole imprese artigianali e commerciali – occorre oggi spostarsi per decine di chilometri. Per non parlare poi degli sportelli bancomat per il prelievo di contanti, sempre più rari anche nelle grandi città; un aspetto questo che può essere letto come spinta al maggiore utilizzo della moneta elettronica. Ma spesso le due cose non coincidono.

Più sportelli operativi al Nord che al Sud Italia

Sempre secondo il report Fisac-Cgil, a fine 2023 le banche italiane e le filiali di banche estere avevano 20.161 sportelli operativi. Di questi il 54% (10.787) erano delle maggiori banche; gli istituti costituiti in società per azioni ne possedevano il 76% (15.294). Mentre le banche di credito cooperativo ne avevano il 20% (4.091) e le banche popolari il 3% (653). Rispetto ai territori, il maggior numero di sportelli operativi a fine 2023 era in funzione nelle regioni del Nord Italia (57% del totale), con il 40% concentrato tra Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Rispetto aIle regioni del Sud e delle isole, ove se ne contavano il 22%.

In sintesi, se negli ultimi 5 anni il numero di filiali dismesse in Italia è stato pari a 5.248, la riduzione ha toccato tutte le regioni, ma con cifre più alte in Abruzzo, Molise, Marche e Basilicata (circa il 25% di quelli presenti); più ridotte invece per Trentino-Alto Adige e Sardegna. Di fronte a questo risulta evidente, come sottolinea la Fisac Cgil, la contrazione del personale bancario: a fine 2023 i dipendenti erano 261.976, lo 0,8% in meno rispetto ai 264.132 del 2022 (-2.156 unità). Tagli maggiori di personale sono stati registrati, sempre nell’ultimo anno, in Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Puglia e Sardegna; mentre Piemonte e Trentino-Alto Adige hanno registrato aumenti.

Rispetto al dato occupazionale, la Fisac rileva che si accentua la tendenza delle aziende a concentrare i dipendenti nei territori dove si trovano le direzioni generali dei maggiori gruppi. Ovvero in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, che ospitano le sedi di cinque dei sei maggiori gruppi; in queste tre regioni è attivo il 52% di tutti i dipendenti bancari. In generale, le regioni che hanno perso più dipendenti in percentuale sono nel Mezzogiorno, nel Centro Appenninico (Umbria e Marche) e nelle aree più vicine ai confini nazionali (Liguria, Val D’Aosta e Friuli Venezia Giulia).

Unico dato considerato come positivo dall’analisi del sindacato è che la flessione di agenzie attive sia stata rilevata “in misura lievemente minore rispetto alla media degli anni dal 2018 al 2021 (-4,2% annuo). Tuttavia ciò non implica il raggiungimento di un nuovo equilibrio: si può prevedere che, nonostante la diminuzione probabile delle chiusure, al 2027 potrà esserci un’ulteriore riduzione di filiali ipotizzata tra i 600 e i 1.000 sportelli”. Mentre rispetto ai lavoratori bancari “è prevedibile una riduzione in una forbice compresa tra le 2.500 e le 3.500 unità al 2027”.

Esposito: “Il sistema bancario deve ritrovare la sua funzione di sostegno”

Come riportato dal sito 9colonne.it, la segretaria generale Fisac, Susy Esposito, pone l’accento sul fatto “che nel 2023 è continuata la diminuzione dell’occupazione e delle filiali bancarie, specie nelle aree più fragili. Questo processo deve avere una fine, il sistema bancario deve ritrovare e perseguire la sua funzione a sostegno dell’economia”. Vale a dire, “accompagnare e gestire i processi di trasformazione tecnologica, che investono il sistema del credito ma anche l’utenza, pronta a rivolgersi a canali di finanziamento non bancari. Per fare questo l’insediamento fisico e le competenze concrete, non ‘algoritmiche’, delle lavoratrici e dei lavoratori diventano ogni giorno più cruciali”.

Per aggiungere poi che “l’’innovazione tecnologica, la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale devono fondarsi sul lavoro. Presenza sul territorio e prossimità alla clientela sono punti insostituibili. Lo dimostrano anche le strategie di alcuni colossi bancari americani, che si reinsediano nei territori per sostenere l’economia locale”, ha detto Esposito.

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2024 10:46