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Talk show italiani, chi li indirizza e come sono gestiti: tutti i segreti

Pubblicato: 07/05/2024 16:21

Chi gestisce e indirizza il dibattito pubblico? Come si allestisce il parterre di un talk politico-giornalistico? Perché nei programmi di approfondimento in tv – politici a parte – ruotano sempre gli stessi ospiti? Domande apparentemente complesse che generano più risposte, riconducibili a un fondamentale cardine della democrazia: l’informazione deve essere libera, equilibrata e non condizionata per poter contribuire a formare un’opinione pubblica consapevole.

E’ fin troppo logico domandarsi: cosa accade in Italia rispetto a questi temi e alla polarizzazione estrema dei dibattitti lungo l’asse cartesiano destra-sinistra? Intanto emerge che esiste un videomercato delle comparsate in tv, con tanto di budget e compensi stabiliti in base al “peso” dell’opinionista da teleschermo. Come ha analizzato il professor Marco Gambaro, con i suoi collaboratori dell’Università statale di Milano, si può ipotizzare una valutazione “dell’equilibrio politico e giornalistico dei talk show”. Dalla quale emerge l’esigenza “di tenere conto non solo dei politici e del loro tempo di parola, ma anche degli ospiti presenti. In molti casi l’equilibrio politico complessivo è mantenuto affiancando al politico, appartenente a un partito, uno o più giornalisti decisamente schierati da un’altra parte”. 

Il lavoro di Gambaro – che è in fase preliminare – ha preso in esame una fase storica di 11 anni (dal 2012 al 2023), censendo i dieci ospiti più presenti in quattro trasmissioni tv di approfondimento: Cartabianca, DiMartedì, Otto e Mezzo e Quarta Repubblica. La ricerca complessiva ha raccolto dati sugli ospiti di dieci principali talk show sulle tv nazionali, integrati con informazioni su istruzione e lavoro. “Contiamo di misurare la posizione politica di ciascun ospite: nel caso dei politici – spiega Gambaro – utilizzeremo i database di Chapel Hill e Manifesto Project, mentre per gli altri ci baseremo sulle loro scelte su X/Twitter (ovvero quali account seguano). Ciò ci permette di costruire un modello econometrico e valutare come evolvono le scelte editoriali dei diversi talk show, in funzione dei cambi di governo o di consiglio di amministrazione, dei risultati elettorali, dei sondaggi sul voto o di altri eventi esterni”. 

Ma non solo: tra gli obiettivi dello studio c’è quello di valutare “i comportamenti dei vari programmi, ovvero se sono eterogenei tra loro oppure seguono logiche comuni”. In questo modo, “combinando i dati di ascolto, è altresì possibile studiare in che misura i vari ospiti contribuiscano all’ascolto complessivo del programma”. Un’idea su quest’ultimo aspetto emerge dalla prima fase di analisi del team Gambaro, che ha rilevato e “pesato” i primi 10 ospiti di quattro tra i maggiori talk nelle stagioni tv dal 2012 al 2023 (presenze cumulate).

Per DiMartedì condotto da Giovanni Floris su La7 (settimanale, 342 puntate totali) il report segnala in testa il sondaggista – presenza quasi fissa – Nando Pagnoncelli (239), seguito da Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale e di Libero (169); seguono l’ex ministro Elsa Fornero (146) e più dietro Massimo Giannini de la Repubblica (121 presenze), Pietro Senaldi ex direttore di Libero (109); Marco Damilano che presenta Il cavallo e la torre su Raitre (107), l’economista Carlo Cottarelli (91), il direttore de La Verità e Panorama, Maurizio Belpietro (81) e la divulgatrice Barbara Gallavotti (75).

Per Cartabianca (settimanale, 455 puntate), guidato da Bianca Berlinguer prima su Raitre e dal 2022 su Rete 4, spicca l’ospite fisso Mauro Corona (140); poi Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano (137), Belpietro (72); il sociologo Alessandro Orsini e Paolo Mieli ex direttore del Corriere della Sera (con 44); l’infettivologo Matteo Bassetti (41). Più staccati Cacciari (38) e Giannini (37). 

Per Otto e mezzo (giornaliero, 2.734 puntate censite) su La7 tra gli ospiti di Lilli Gruber primeggia Marco Travaglio (355 presenze), direttore del Fatto Quotidiano, seguito da collega Scanzi (291); poi Beppe Severgnini del Corriere della Sera (287), Sallusti 216, Giannini 209, Antonio Padellaro già direttore del Fatto Quotidiano (201), il filosofo Massimo Cacciari (146), Lucio Caracciolo di Limes (145), Mieli (142) e Massimo Franco del Corsera (132).

Quarta Repubblica (settimanale, 205 puntate seguite) condotto da Nicola Porro su Rete 4 ha tra i preferiti Daniele Capezzone (146 ospitate), al pari di Vittorio Sgarbi e davanti a Sallusti (128). Poi il direttore del Riformista, Piero Sansonetti (96), Mario Giordano conduttore di Fuori dal coro (63), Matteo Salvini (46), Alessandro Meluzzi (35), Stefano Cappellini de la Repubblica (33).  

Lo studio effettuato da Gambaro, rispetto alle presenze, fa notare che “ci sono 31 personaggi nelle prime 10 posizioni, perché alcuni sono tra i primi per ospitate in più di un programma”. Il personaggio più presente in queste trasmissioni è Alessandro Sallusti, poi Marco Travaglio e Massimo Giannini. “Tutti e tre hanno più di 360 ospitate nel periodo esaminato, mentre Quarta Repubblica è il programma con maggiore concentrazione di ospiti, in quanto i primi 10 totalizzano oltre il 31% delle ospitate complessive. La percentuale scende al 26% per Otto e Mezzo, mentre DiMartedì mostra scelte più disperse con il 27% delle ospitate coi primi 20 personaggi”.

Dal lavoro dell’Università di Milano ha tratto spunti il sito di analisi del giornalismo, Professione Reporter, con Michele Mezza che ha rilevato come “quei format televisivi ormai hanno abbondantemente sostituito testate e tg nella fabbricazione dei commenti sull’attualità politico culturale, dove un ristretto giro di giornalisti o esperti determina il senso comune del dibattito pubblico”. All’interno di marchi televisivi di un certo seguito, ci “si insegue sui palinsesti di tutte le emittenti, determinando un’unica agorà televisiva. Marchi che, in larga parte, tendono a sostituire gli stessi partiti come titolari delle opinioni e della rappresentanza di interessi e culture”.

Da tutto questo ne consegue, secondo Mezza, che oggi “ogni conduttore forma una propria scuderia e parla attraverso le tavolate che apparecchia. Nasce così un vero mercato delle comparsate: gli invitati, che inizialmente vengono retribuiti, iniziano a pagare per esserci. In rete appaiono pubblicità di società e agenzie che, in cambio di una parcella, assicurano inviti e presenze alle trasmissioni più popolari. Si innesta così per i giornalisti o esperti lo stesso meccanismo che funziona per gli attori: la visibilità è una merce che si procura e si scambia, a fronte di una parcella che risulta proporzionale all’incremento reputazionale che la presenza in video produce”. 

Analizzando poi le classifiche dei programmi stessi si coglie “la gerarchia degli invitati: gli abbonati permanenti, regolarmente contrattualizzati, i gettonisti, meno regolari, e i saltuari che devono ancora spingere per il loro posto al sole”.