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Legge anti-moschee: come funziona la norma voluta da FdI, tra le polemiche

Pubblicato: 09/05/2024 12:31

Da adesso in poi, basta. “Le comunità islamiche, con la falsa dicitura di associazioni culturali, hanno potuto occupare scantinati, garage, negozi, magazzini e altro destinandoli a luoghi di culto”. Con la nuova legge, già approvata dalla Camera, questo non sarà più possibile. La proposta di legge di Fratelli d’Italia è già stata ribattezzata “legge anti-moschee” e potrebbe incorrere, come già avvenuto in precedenza, sotto la scure dell’incostituzionalità.

Come in molte delle battaglie ideologiche avanzate dalla maggioranza che sostiene il governo Meloni, veicolate sotto forma di progetti legislativi da approvare a maggioranza, anche questa presentata da Tommaso Foti (capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera), viene edulcorata come norma per regolamentare l’utilizzo di sedi di enti del terzo settore come luoghi di culto. Tradottotrasformare in moschee alla buona e meglio degli spazi con altre destinazioni urbanistiche, perché gli spazi di culto per le comunità islamiche sono pochissimi in Italia, deve essere vietato. Con il risultato che qualche centinaio di spazi di preghiera per i musulmani oggi attivi in Italia dovranno essere chiusi perché abusivi.

Foti respinge le polemiche che sono tornare a sollevarsi alla Camera, dopo l’approvazione di ieri l’altro con 135 sì (orà il ddl dovrà passare all’esame del Senato) affermando che la “libertà di culto non può tradursi in una licenza di culto a prescindere”. Da qui la sua norma per affermare “regole minime e limiti chiari che pongano un freno alle situazioni di abusivismo che hanno permesso di utilizzare garage, capannoni, magazzini, per finalità diverse da quelle proprie”. Niente più agevolazioni sul cambio di destinazione d’uso “divenute strumento con cui creare edifici di culto islamico in locali del tutto inadeguati“.

Le opposizioni contestano l’incostituzionalità della proposta di legge, contro la quale hanno presentato una serie di pregiudiziali bocciate in Aula. Da Pd, M5s, Avs, Az e Iv contestano in particolare il fatto che la proposta sia “discriminatoria” nei confronti della religione islamica e “oscurantista”. Rilevando che, di fatto, la legge a firma Foti non sarà applicata alle confessioni religiose che hanno intese con lo Stato italiano. E quella islamica non ce l’ha. “Ma quale idea di società avete? – ha detto Ouidad Bakkali, deputata dem – Noi continueremo a lavorare per tenere aperta la porta della laicità dello Stato”. Secondo il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, la legge è una “dichiarazione di ostilità nei confronti della comunità musulmana italiana, composta per la stragrande maggioranza da cittadini italiani”.

La gestazione della proposta di legge ha avuto un cammino accidentato. Il testo è stato più volte riscritto e l’ultima versione prevede che la sua applicazione verrà rinviata a diversi decreti ministeriali – da approvare entro 120 giorni dal sì delle due Camere – necessari per indicare quei casi in cui non si applicano le agevolazioni sul cambio di destinazione d’uso. Ma la radice ideologica della misura è emersa in tutta evidenza durante l’esame in Aula, quando dalla Lega è stato presentato un emendamento che vorrebbe agganciare ai nuovi decreti di applicazione della norma due “totem” della battaglia anti-Islam: “l’uso della lingua italiana nell’attività di predicazione” e la “parità tra uomo e donna”. Un emendamento che è stato poi ritirato di fronte al parere negativo del relatore Fabrizio Rossi (FdI).

Nel dettaglio “tecnico” il disegno di legge interviene sull’articolo 71 del codice del Testo Unico, vietando le agevolazioni previste per il cambio di destinazione d’uso degli immobili del terzo settore a sedi e locali “utilizzati prevalentemente dagli enti per attività di culto, che non rispettino gli standard di sicurezza e accessibilità, definiti anche tenendo conto dell’impatto delle attività sul tessuto urbano circostante”. Ma per completezza di analisi, viene fatto rilevare che oggi l’Islam è la più importante religione praticata in Italia a non avere intese con lo Stato. Intese sottoscritte dalle comunità religiose per ebraismo, induismo, buddhismo e altre confessioni cristiane non cattoliche (la ortodossa o la Chiesa valdese). Un’intesa tra comunità islamiche e Stato italiano è al centro di trattative al ministero dell’Interno da diversi anni, ma è verosimile che questa nuova legge anti-moschee porterebbe alla chiusura di centinaia di luoghi di culto. Contrastando, di fatto, con la Costituzione italiana che – articolo 19 – “sancisce la libertà di culto in luoghi pubblici e privati”.

Ma c’è un precedente a insidiare la legittimità della nuova legge supportata dalla destra-centro di governo. Sempre Foti nel 2018 aveva presentato la stessa proposta di legge, che fu bocciata definitivamente nel 2021. Un analogo tentativo di chiudere le moschee considerate “abusive” era stato fatto nel 2015, con una legge regionale approvata in Lombardia sulla costituzione di nuovi luoghi di culto. La quale ne prevedeva il blocco, attraverso l’esclusione di luoghi di culto islamici dai piani regolatori comunali. Dopo un primo parere negativo, la Corte Costituzionale aveva dichiarato l’incostituzionalità di quel provvedimento in via definitiva nel 2019.