Nel mondo i focolai di guerra si moltiplicano, e la situazione internazionale appare sempre più precaria. Anche se le diplomazie sono costantemente al lavoro per evitare scintille pericolose, almeno dal punto di vista della comunicazione. L’ultimo allarme, che in Occidente viene vissuto sottotraccia ma in realtà è uno dei più seri e difficili da risolvere, arriva da Taiwan. Dopo che Biden ha deciso una stretta commerciale che ha irritato la Cina, da Pechino è arrivata una risposta. Che ha origini molto più “antiche” rispetto alle ultime mosse americane, e soprattutto vede muoversi le flotte militari di entrambi i Paesi. Una specie di partita a scacchi in cui per ora nessuno sembrava voler fare la prima mossa. Ma ieri la Cina ha annunciato di voler introdurre “misure legali” per punire i separatisti di Taiwan, che non accettano il ritorno dell’isola sotto il pieno controllo di Pechino. (continua dopo la foto)
“Sarà punito chi tenta di dividere il Paese o incitare alla secessione”, hanno comunicato le autorità cinesi. La questione è più che mai delicata. Perché in gioco c’è gran parte della produzione di chip ad alta tecnologia, indispensabili all’Occidente per far funzionare la rete tecnolgica. Per intenderci, senza quei chip l’economia dei Paesi dell’Alleanza Atlantica rischierebbe un tracollo. La Cina lo sa e lo sanno anche gli Usa. Perciò il controllo su Taiwan ha enorme importanza. Il Partito Comunista cinese, per la prima volta in modo così diretto, non ha ecluso l’uso della forza per ottenere il pieno controllo dell’isola. In un comunicato, Pechino ha spiegato che “l’indipendenza di Taiwan è contro la volontà popolare e mette a repentaglio la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo del Paese. Non chiuderemo un occhio sulle attività separatiste”. (continua dopo la foto)
Al centro del contendere ci sono la recente elezione del nuovo Presidente di Taiwan, Lai Ching-Te, che ha causato forti proteste fra i membri del Partito Comunista cinese perché è il leader del Partito Progressista Democratico, che non è allineato con Pechino e ha sempre respinto le pretese di annessione della Cina. Ma sullo sfondo resta la situazione più pericolosa per la pace nel mondo. Le autorità cinesi sono fortemente irritate per un’esercitazione militare congiunta, condotta il mese scorso dalla Marina di Taiwan insieme a quella Americana. Così il Governo di Pechino, che ha aumentato la produzione di armi in modo considerevole, ha avvicinato la propria flotta all’isola contesa. La guerra non converrebbe a nessuno, ma nessuno è disposto a cedere. Né la Cina, né gli Usa se lo possono permettere.