
Vi siete mai chiesti quanto costa, in termini ambientali, una ricerca sul web o l’invio di una mail? Quasi sicuramente no: il 60% della popolazione mondiale ignora che la navigazione su internet e il web sono causa di emissioni di anidride carbonica. Quindi sono fonti di inquinamento. Pensate che le principali big tech mondiali – Amazon, Apple, Facebook, Google,Microsoft e Nvidia – non hanno fabbriche con le ciminiere, eppure emettono tutte insieme più Co2 di quanta ne produce la Repubblica Ceca (130,1 milioni di tonnellate). Per non dire dell’energia consumata, più di quella utilizzata dal Belgio o dal Cile (91 milioni di Mwh, megawatt per ora). Considerato poi che i grandi server – i data center – utilizzati da queste aziende producono un enorme calore, che va raffreddato con l’acqua, cominciate a comprendere di cosa si sta parlando.
I dati sono contenuti nel rapporto 2024 dell’Osservatorio Esg Big Tech – pubblicato prima di ogni 5 giugno, Giornata mondiale del Pianeta – di Karma Metrix, società nata per misurare e comparare l’impatto sull’ambiente dei siti web. L’azienda ha analizzato gli ultimi bilanci di sostenibilità forniti dai sei colossi Usa. Con un obiettivo: conoscere il loro impatto sull’ambiente e cercare di intravedere gli scenari futuri della sostenibilità del digitale.
Il problema delle big tech: aumento dei consumi del 48%
“In questa ricerca analizziamo i bilanci di sostenibilità recenti per comprendere l’evoluzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra. Grazie a un algoritmo che, partendo dal sito, calcola la Co2 prodotta dalle pagine dei siti web”, spiegano da Karma Metrix, Arrivando ad affermare che le big tech “continuano ad essere estremamente energivore, tanto che negli ultimi 3 anni il loro consumo di energia è cresciuto del 48%”. Secondo gli analisti, se queste multinazionali fossero una nazione sarebbero il 37° posto nel mondo per consumi energetici, appena sopra il Cile e subito dopo il Bangladesh (che conta circa 170 milioni di abitanti).
Fin qui la situazione attuale, ma le aziende hi-tech che più hanno visto salire il loro inquinamento digitale sono quelle che si stanno impegnando di più nell’intelligenza artificiale. Sempre secondo il report, negli anni 2020, 2021 e 2022 “Microsoft, con 16,7 milioni di tonnellate ha registrato un +41,8%. Meta con 8,5 milioni di tonnellate mostra un incremento del +66,4%, mentre Nvidia con 2,7 milioni di tonnellate di Co2 annue sale addirittura del +104% rispetto al periodo precedente. Meglio, verrebbe da dire, per Google, che con 10,1 milioni di tonnellate segna una flessione della Co2 emessa dell’1,3%); come Apple: con 20,6 milioni di tonnellate di Co2 emesse ha ridotto dell’8,8% le emissioni nei tre anni.

L’impatto delle big tech sull’ambiente non riguarda solo i consumi di energia e le emissioni di Co2, ma anche le grandi masse di acqua necessarie per raffreddare i data center. Per dire che Google, nel solo 2022, ha consumato oltre 21 milioni di metri cubi d’acqua (+63% rispetto al 2019). “Una quantità d’acqua che basterebbe per un anno a circa 24 milioni di persone”, spiegano gli analisti. Che aggiungono come “tutte le aziende analizzate nel report Esg dichiarano e mostrano impegni per alleggerire il loro impatto sul pianeta”. Ad esempio Amazon ha annunciato di voler generare più acqua di quella consumata entro il 2030; Meta punta a recupere 2,3 miliardi di litri per diventare Water Positive entro il 2030. Bollino che Microsoft già può vantare, perché ripristina oltre il doppio dell’acqua che consuma.
I dati delle aziende: da Amazon a Google
Rispetto ai consumi energetici Amazon dichiara, ad esempio, di utilizzare il 90% di energia da fonti rinnovabili, puntando a raggiungere il 100% entro il 2025. Anche Apple lo ha programmato: giù le emissioni del 75% entro il 2030, mentre Google punta a utilizzare energia 100% carbon free entro lo stesso anno. Ma come ha osservato su Avvenire la giornalista Ilaria Solaini, “questi numeri che dovrebbero aiutarci a comprendere la dimensione del fenomeno sono perlopiù sconosciuti al grande pubblico. Inoltre nemmeno le compensazioni sembrano una soluzione percorribile e sostenibile, se si pensa che nel 2021 sono state emesse, nel mondo, 51 miliardi di tonnellate di Co2, per compensarle bisognerebbe piantare circa 2.400 miliardi di alberi che richiedono una superficie che equivale a 2,5 volte la Russia”.
Altri dati. L’Ademe, istituto francese che si occupa di ambiente ed energia ha verificato che l’invio di una email da 1 megabyte produce da sola 19 grammi di Co2. Non è poco se pensate che bastano otto mail per produrre tanta anidride carbonica quanta quella di un’autovettura che fa un percorso di un chilometro. Se digitale e intelligenza artificiale impattano in modo crescente sul cambiamento climatico, secondo il Ceo di Karma Metrix, Ale Agostini “è fondamentale diffondere la consapevolezza e intensificare gli sforzi di tutte le aziende per renderlo più sostenibile. Sito web, App o AI: il digitale è sempre più energivoro, quindi dobbiamo misurare e rendicontare la sostenibilità”.
Ma sarebbe utile ridurre il più possibile il proprio impatto ambientale, con piccole scelte consapevoli in ambito digitale. Partendo magari dal sapere che – secondo un report di Shift Project – Internet è la causa di circa il 7% del consumo energetico globale. Suggerimenti? Google propose di ridurre il proprio impatto ambientale partendo anche da piccoli accorgimenti, tipo impostando uno sfondo di colore nero. In questo modo, si riduce significativamente il consumo di energia. Non solo: la durata della batteria dei portatili aumenta.