
“Continuiamo a essere preoccupati per le attività della Wagner, e quelle sostenute dalla Russia nel continente africano, che alimentano i conflitti e favoriscono la migrazione irregolare, anche verso la Tunisia”, queste le parole di un portavoce del dipartimento di Stato, riportate da Repubblica, che evidenziano una delle principali preoccupazioni del governo italiano: la penetrazione militare di Mosca in Tunisia. Tale mossa completerebbe la manovra a tenaglia del Cremlino per l’influenza nella regione, già avviata in Libia, Algeria e Sahel, e potrebbe innescare una nuova ondata di sbarchi verso l’Italia, creando potenziali divergenze all’interno della maggioranza sulla linea da adottare nei confronti di Putin.
Nei giorni scorsi, sono stati avvistati voli militari russi atterrare nell’aeroporto di Djerba, un’isola tunisina vicina al confine con la Libia. La natura delle attività rimane incerta, ma i timori sono chiari: la presenza russa in Tunisia rappresenterebbe un’estensione della loro influenza nell’intera regione nordafricana. La Russia è già fortemente presente in Libia, ha stretto un’alleanza con l’Algeria, e ha rimpiazzato le forze americane in Niger e Ciad, mentre i francesi hanno lasciato Mali e Burkina Faso.
Per l’Italia, questa situazione rappresenta un problema diretto. La Tunisia è la nazione nordafricana più vicina alle nostre coste, punto di partenza dei barconi verso la Sicilia. La premier Meloni si è impegnata personalmente per evitare questa deriva, visitando quattro volte il paese e facendo accordi con il presidente Kais Saied, come parte del “Piano Mattei”. Roma ha anche lavorato con il FMI per ottenere un prestito di 1,9 miliardi di dollari in 48 mesi attraverso l’Extended Fund Facility, un’iniziativa ancora bloccata per le resistenze di Saied alle riforme richieste, come la fine dei sussidi per beni come i carburanti.
Il dubbio è che Saied abbia deciso di cambiare sponda, aprendo a Putin, oppure stia premendo sull’Occidente, lasciando intendere di essere pronto a entrare nella nuova coalizione del Sud globale, che Russia e Cina stanno cercando di creare per destabilizzare il sistema mondiale basato sulle regole e incrinare la leadership USA.
Repubblica ha chiesto al dipartimento di Stato se fosse a conoscenza dei voli russi in Tunisia e cosa ne pensasse. La risposta è stata chiara: “Continuiamo a essere preoccupati per le attività di Wagner, e quelle sostenute dalla Russia nel continente africano, che alimentano i conflitti e favoriscono la migrazione irregolare, anche verso la Tunisia”. Washington ha inoltre richiamato Saied, rimandando al governo della Tunisia per commentare i resoconti sui voli russi e di Wagner che transitano o atterrano sul suo territorio sovrano.
Questa situazione ha riflessi anche sulla politica interna italiana, in vista delle elezioni europee. Meloni è stata molto ferma nella difesa dell’Ucraina, mentre l’alleato Salvini è più aperto a Putin. Entrambi hanno adottato la linea dura sulle migrazioni, ma se il Cremlino diventasse un fomentatore dei flussi irregolari per urtare gli interessi USA, da che parte si schiererebbe il ministro leghista?