
Alle 5:30 del mattino, la Mezzaluna Rossa Iraniana ha annunciato la morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi. La notizia ha sconvolto il paese: l’elicottero su cui viaggiava il presidente è precipitato, e tutti i passeggeri a bordo sono deceduti. Non ci sono segni di vita tra i resti dell’elicottero, che è stato trovato sulla strada per il villaggio di Khoilar-Kalam. La televisione di stato iraniana ha mostrato immagini dei soccorritori della Mezzaluna Rossa al lavoro, con il capo della Mezzaluna Rossa locale, Pir Hossein Koolivand, che ha confermato che la cabina dell’elicottero è completamente bruciata.
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Ebrahim Raisi, nato nel 1960 a Mashhad, era un politico e giurista iraniano noto per le sue posizioni ultraconservatrici. Prima di diventare presidente, aveva servito come capo della magistratura iraniana, distinguendosi per il suo ruolo nella repressione dei dissidenti e nelle esecuzioni di massa degli anni ’80, attirandosi critiche internazionali per violazioni dei diritti umani. Raisi era stato eletto presidente dell’Iran nel 2021, in un’elezione segnata da una bassa affluenza e dall’esclusione di molti candidati riformisti. Durante la sua presidenza, aveva mantenuto una linea dura nei confronti dell’Occidente, promuovendo una “economia di resistenza” per rendere l’Iran autosufficiente di fronte alle sanzioni internazionali. Aveva anche cercato di rafforzare i legami con paesi vicini e potenze regionali come Russia e Cina.
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In politica estera, Raisi aveva sostenuto la continuazione delle trattative per il ripristino dell’accordo nucleare del 2015, pur rifiutando negoziati che limitassero ulteriormente i programmi missilistici e le politiche regionali iraniane. La sua elezione aveva ulteriormente alimentato le speculazioni sul fatto che fosse stato preparato per succedere all’anziano leader supremo Ali Khamenei.
La morte di Raisi rappresenta un evento di grande impatto per l’Iran, che ora dovrà affrontare le conseguenze politiche e istituzionali di questa tragica perdita.