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Mutui a tasso Euribor, la Cassazione gela i consumatori

Pubblicato: 22/05/2024 11:27

Tasso Euribor manipolato per i mutui: una nuova sentenza della Cassazione gela i consumatori. Dopo la concessione di un rimborso parziale degli interessi, ammessa pochi mesi fa, la Corte impone una serie di oneri in più ai risparmiatori. La sentenza cambia in negativo il panorama del caso Euribor. Ne potrebbero fare le spese i risparmiatori con cause pendenti che stanno tentando di farsi restituire migliaia di euro di interessi non dovuti. Mutui e finanziamenti accesi tra il 29 settembre 2005 e il 30 maggio 2008.
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La sanzione dell’Antitrust

L’Antitrust europeo aveva già sanzionato quattro grandi banche europee nel 2023. Si tratta di Barclays, Deutsche Bank, Société Générale e il gruppo Royal Bank of Scotland. I gruppi avevano costruito un cartello finalizzato a manipolare il tasso Euribor, alterando così in modo illecito il mercato dei prestiti a tasso variabile. Dopo questa decisione scorso la Cassazione aveva stabilito che il rimborso degli interessi ingiustamente applicati lo si poteva chiedere a tutte le banche, non solo quelle quattro che avevano organizzato il cartello. Secondo alcuni calcoli, basati su precedenti sentenze e consulenze tecniche d’ufficio, i consumatori potevano ottenere la restituzione di 7000 euro ogni 100mila di prestito.

La sentenza della Cassazione

Di ben altro tono è la sentenza 12007/2024 pubblicata il 3 maggio scorso. In cui la Cassazione, pur confermando in linea teorica il diritto al rimborso parziale degli interessi, impone ai clienti delle banche di dimostrare diversi fatti. Se la banca non faceva parte del cartello, bisognerà dimostrare che l’istituto fosse a conoscenza di quegli accordi illegittimi.

Le modalità: la strada, secondo l’avvocato Smeralda Cappetti, una delle legali di Aduc, è quella di “presumere che la banca non potesse non sapere. Ricostruendo a valle i contratti, infatti, è possibile mostrare che le banche, pur non avendo preso parte all’intesa, hanno riprodotto lo stesso schema, di fatto partecipando alla manipolazione del tasso, perché hanno continuato a farlo anche dopo il pronunciamento Antitrust”.

Secondo Cappetti la sentenza “era nell’aria, perché negli ultimi mesi, quando chiedevamo alle banche di restituire le somme, queste ce lo negavano sostenendo di non aver mai preso parte al cartello dell’Euribor” tuttavia “non chiude ai risarcimenti, chiede requisiti più stringenti gravando il cliente di un onere che prima non c’era”.

Le ipotesi più costruttive

È ottimista sul buon esito delle cause è anche Monica Mandico, avvocata ed esperta di diritto bancario: “Non c’è alcun conflitto con la precedente sentenza. Certo, il consumatore viene gravato di onere che prima non c’era, tuttavia chi segue la vicenda da anni ha già la documentazione necessaria per provare la manipolazione dell’Euribor”, conclude l’avvocata, preferendo però non specificare nel dettaglio in che modo.

Di segno opposto la lettura di Antonio Pinto, avvocato di Confconsumatori, secondo il quale “alla luce di questa sentenza purtroppo non vale neanche la pena avviare una causa, il cui esito diventa così un vero terno al lotto”. I giudici di Roma hanno “svuotato di ogni efficacia la precedente sentenza”, continua, e il riferimento è alla quartultima pagina della sentenza, dove si stabilisce che, per ottenere il rimborso, si debbano provare tre cose”.

“Che la manipolazione delle banche sanzionate dall’Antitrust europeo abbia alterato effettivamente l’Euribor. Se, per quale tempo e in quale misura quell’alterazione abbia inciso in modo significativo sul tasso d’interesse applicato dal contratto in questione. Quali siano le conseguenze di una eventuale nullità delle clausole del contratto sul “complessivo assetto negoziale” e sulla possibilità che venga applicato il tasso minimo di legge”.

“Le tre verifiche che vengono chieste al consumatore sono impossibili da fare. Soprattutto il secondo punto, poi, fa pensare che se anche riuscissimo a dimostrare l’impatto della manipolazione del tasso sul contratto, se questo non fosse considerato “significativo” dal giudice, si andrebbe comunque a perdere”. La nuova sentenza, aggiunge Pinto, impatta anche sulle cause già iniziate nei mesi scorsi.

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