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Sofia Stefani, secondo il pm Gualandi “aveva già in mente il femminicidio”

Pubblicato: 24/05/2024 13:50

L’ex vigilessa Sofia Stefani sarebbe stata uccisa da Giampiero Gualandi, il quale aveva “già in mente l’omicidio”, secondo la ricostruzione del gip. Quando Stefani è arrivata al comando della polizia locale di Anzola dell’Emilia, in provincia di Bologna, si è chiusa in stanza con Gualandi e la sua morte non sarebbe stata accidentale.
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La ricostruzione del gip, Domenico Truppa

Il giudice per le indagini preliminari di Bologna, Domenico Truppa, rende nota la prima ricostruzione dei fatti avvenuti lo scorso 16 maggio. Quel giorno Sofia Stefani arriva al comando della polizia locale di Anzola dell’Emilia. Lei e Giampiero Gualandi si chiudono in una stanza. A quel punto lui ha “già in mente l’omicidio”. Questa la tesi del gip, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Stefano Dambruso e lo scorso sabato ha disposto il carcere per il 62enne.

La ricostruzione, specifica Truppa, è stata fatta “sulla base degli atti a disposizione” di quanto avvenuto il 16 maggio: non sarebbe stato, a suo avviso, un incidente, come sostenuto dall’indagato nell’interrogatorio.

Sempre sul 16 maggio: “L’ex comandante della polizia locale sarebbe arrivato in ufficio sapendo bene che stava per arrivare anche Stefani, l’ex collega di quasi 30 anni più giovane e che pare non avesse accettato di concludere la loro relazione sentimentale. A quel punto, Gualandi avrebbe ritirato l’arma dall’armeria e recuperato la scatola per la pulizia, poi ritrovata sulla scrivania. Ai fini, forse, di predisporre una linea di difesa sul motivo della presenza della pistola, legato alla manutenzione e pulizia dell’arma”.

La lite

Tra i due sarebbe iniziata una discussione e l’ex vigilessa avrebbe insistito nel voler continuare il rapporto. A quel punto, Gualandi avrebbe impugnato l’arma, l’avrebbe puntata verso la donna per poi premere il grilletto. Consapevole di quello che aveva fatto e di dover dare una versione alternativa, si sarebbe attivato per chiamare il 118 e “simulare una tragica fatalità”.


Truppa ha confermato la custodia cautelare in carcere con la motivazione che Gualandi evidenzia “una spiccata pericolosità sociale” e il rischio di reiterazione del reato. Nel provvedimento, il gip sottolinea anche tutte le incongruenze e gli elementi di debolezza della versione difensiva, su un fatto accidentale.

“L’utilizzo dell’arma a fronte di soggetto che risultava disarmato esprime una particolare mancanza di controllo e di consapevolezza dell’assoluta incongruità della propria condotta”, osserva il giudice. “Le inquietanti modalità esecutive dell’azione criminosa poste in essere da Gualandi (che denotano non comune freddezza e disarmante facilità di ricorso all’uso di arma con effetto letale) non lasciano dubbi sulla sussistenza del concreto ed attuale pericolo di reiterazione di fatti analoghi a quelli che per si sta procedendo”, aggiunge.

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