
Durante l’ultima puntata di Omnibus, in onda su La7, Alessandra Sardoni ha intervistato Paolo Magri, docente di Relazioni Internazionali all’Università Bocconi di Milano, sullo stato dell’arte nel conflitto in Ucraina. Al centro della discussione, l’idea del Segretario Generale della Nato Stoltenberg di dare il via libera a Kiev per l’uso di armi Occidentali sul territorio Russo. Magri non si è tirato indietro, e ha confessato la propria preoccupazione per quello che a suo parere sarebbe un altro passo verso un conflitto globale. Permettere l’uso delle armi Occidentali “significherebbe superare un’altra linea rossa“, ha spiegato l’esperto. “Ci sono una serie di linee arancioni che sono state già superate. Prima le armi solo difensive, poi anche offensive, poi i missili a gettata di soli 80 km, poi i missili a gettata per 300 km se non colpiscono il territorio russo… Ora quest’ultimo sarebbe un ulteriore tappo che salta“. (continua dopo il video)
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“Un tappo che salta”. Paolo #Magri è preoccupato per l’ultima idea #Nato sull’#Ucraina#omnibus #la7 #27maggio #iltempoquotidianohttps://t.co/Q9ukql7RAB pic.twitter.com/UgCxqHKQGn
— IL TEMPO (@tempoweb) May 27, 2024
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Il docente di Relazioni Internazionali sottolinea poi gli errori commessi dall’Occidente nella valutazione del conflitto. “Ci aspettavamo l’avanzata Ucraina da mesi”, afferma Magri, “e invece stiamo vedendo di fatto un’avanzata russa. L’Ucraina è in grave difficoltà e le parole del segretario della Nato Jens Stoltenberg fotografano una situazione che sta andando male e rischia di andare molto male”. L’esperto è anche convinto che la prossimità di elezioni in molti Paesi Occidentali non sia d’aiuto. “Le parole del Segretario Generale della Nato avvengono in un clima elettorale di tutto il mondo. Il rischio è che le decisioni importanti vengano prese più per motivi interni che per una reale valutazione della situazione“. (continua dopo la foto)

Magri si è espresso in maniera scettica anche sull’apertura di Putin all’idea di un negoziato che porti alla cessazione delle ostilità. “Che accordo è possibile oggi?”, si è domandato. “Un accordo dove la Russia controlla il 20% del territorio ucraino, altro che le discussioni sulla restituzione della Crimea. L’accordo che può essere ipotizzato oggi dal lato russo è indigeribile per buona parte dell’Europa e del mondo, e certamente per gli ucraini”.