
Amanda Knox condannata per calunnia. L’ex studentessa americana coinvolta nella vicenda dell’omicidio di Meredith Kercher a Perugia nel 2007 (per il quale è stata assolta), era chiamata a rispondere davanti alla Corte d’assise d’appello dell’accusa di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba. Mercoledì mattina Knox è arrivata a Firenze per l’udienza, circondata dai giornalisti all’ingresso del Palazzo di Giustizia.
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“Patrick era mio amico”
In aula, Knox ha rilasciato dichiarazioni spontanee: “Non avrei mai testimoniato contro Patrick, come invece la polizia voleva. Non sapevo chi era l’assassino. Patrick non era solo il mio capo al lavoro ma anche mio amico. Non avevo interesse ad accusare un amico innocente. Patrick mi ha insegnato a parlare l’italiano, si è preso cura di me. Prima dell’arresto, mi consolò per la perdita della mia amica. Mi dispiace di non essere stata così forte di resistere alle pressioni polizia e che lui ne abbia sofferto”. “Ero una ragazza di 20 anni spaventata, ingannata, maltrattata dalla polizia. Il 5 novembre 2007 è stata la notte peggiore della mia vita. Pochi giorni prima la mia amica Meredith era stata uccisa nella casa che condividevamo. Ero scioccata, era un momento di crisi esistenziale. La polizia – aggiunge Knox – mi ha interrogata per ore in una lingua che non conoscevo. Si rifiutavano di credermi, mi davano della bugiarda, ma io ero solo terrorizzata. Non capivo perché mi trattavano in questo modo, minacciandomi di farmi avere una condanna a 30 anni se non ricordavo ogni dettaglio. Un poliziotto mi ha dato uno scappellotto in testa dicendomi: ‘ricorda’”. Durante il suo intervento, Amanda Knox aveva un foglio in mano con degli appunti.

Gli avvocati: “Violati i suoi diritti”
Knox era arrivata al palazzo di giustizia in compagnia del marito Chris Robinson. Non ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti. Per Knox, la procura generale di Firenze ha chiesto la conferma della condanna già scontata con i quasi quattro anni passati in carcere prima di essere assolta in appello per l’omicidio Kercher. Secondo i suoi difensori, gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati, è stata invece una “vittima” della “violazione dei suoi diritti di difesa” e del “processo mediatico”. Ma i giudici non sono stati dello stesso parere.