
Quello che è accaduto durante la pandemia, in particolar modo la sua gestione generale e quella della campagna vaccinale, merita riflessioni serie e approfondite. Se inizialmente per un presunto interesse collettivo anche i mezzi di informazione, in linea con la politica, hanno censurato o comunicato cose in realtà infondate, adesso, a distanza di diverso tempo, quello che Maurizio Belpietro definisce “muro di gomma” inizia a cedere. E questo è un bene, perché almeno si potranno accertare molte cose, utili per eventi futuri e per non ripetere gli stessi sbagli. Il direttore de LaVerità, in un articolo pubblicato sul suo giornale il 6 giugno, parte proprio da questa riflessione e commenta: “Se fin dall’inizio si era tappata la bocca, con la giustificazione dell’emergenza, a chiunque volesse indagare le ragioni di alcune scelte, ora il bavaglio sta cedendo. Politici, scienziati e giornalisti cominciano non soltanto a farsi domande su decisioni che erano state presentate come dogmi, ma si danno anche risposte, scoprendo l’inutilità di alcuni provvedimenti, e a volte anche la loro dannosità”. Belpietro racconta in primis l’audizione di Anthony Fauci, ossia il responsabile della gestione dell’emergenza negli Stati Uniti, davanti ai deputati del Congresso americano, dove alla fine ha ammesso che “non c’era nessuno studio che giustificasse l’obbligo di mascherine per i bambini”, ad esempio. Ma non è la sola questione. (Continua a leggere dopo la foto)
Leggi anche: Luca e Paolo diventano Elly Schlein: la parodia è esilarante. “Neanche il Pd mi ha vista passare”

Fauci ha poi ammesso anche di non ricordare chi e perché, e quindi su quali basi scientifiche fosse fondato, diede disposizioni che imponevano un “distanziamento sociale”. Si capisce, dunque, che molte decisioni sono state in realtà scelte improvvisate, che però venivano spacciate come misure scientifiche indiscutibili. Una truffa mediatica, insomma. Senza tener conto delle conseguenze, sociali soprattutto, ma anche economiche. Nell’audizione alla Camera, inoltre, Fauci non è riuscito neppure a smentire la tesi della fuga del coronavirus dal famigerato laboratorio di Wuhan. Questa tesi, proprio pochi giorni fa, è stata rilanciata, sulla base degli studi di una scienziata, anche dal New York Times. Non c’entravano nulla gli animali in vendita al mercato. Venendo invece in casa nostra, ricorda Belpietro, pure l’ex direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, è stato costretto a qualche ammissione. Ha riconosciuto che sui vaccini “così come per ogni altro farmaco, bisogna soppesare rischi e benefici” e poi ha preso le distanze dall’obbligo vaccinale: “Qualche eccesso io lo avrei evitato, come insistere con il green pass quando si era capito che con Omicron il siero non proteggeva dall’infezione”. All’epoca, però, non si poteva dire. Si doveva portare avanti il dogma. (Continua a leggere dopo la foto)

C’erano, evidentemente, altri interessi in ballo, e di certo quello della salute degli italiani era all’ultimo posto… Commenta Belpietro: “Nonostante prima, seconda e terza dose, già si sapeva che il virus continuava a circolare. Ma i vertici del ministero, tra i quali lo stesso Rezza, insistettero a sostenere l’urgenza di
vaccinare anche i più giovani, con il risultato della morte di Camilla Canapa, la ragazza di Chiavari che voleva una vita normale, senza il rischio di limitazioni imposte nei confronti di chi non aveva offerto il braccio alla patria. Piano piano, nel muro di gomma si aprono delle brecce, come quella spuntata sulle pagine del quotidiano britannico Telograph, con l’ammissione da parte di Astrazeneca che il farmaco messo in circolazione dalla multinazionale poteva «provocare, seppur in casi molto rari, trombosi con sindrome di trombocitopenia», proprio la «rara» reazione che ha portato alla morte di Camilla”. Belpietro conclude con una domanda il suo articolo: “Potremo prima o poi capire per quali ragioni chiunque manifestasse dubbi sulla linea di Conte, Speranza e Draghi fu messo a tacere?”