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Conte accusa Sgarbi: “Si è procurato il numero del mio cellulare e mi manda gli insulti per Whatsapp”

Pubblicato: 08/06/2024 09:09
Conte Sgarbi cellulare insulti

Che tra Giuseppe Conte e Vittorio Sgarbi non corra buon sangue è un fatto noto da tempo. Ma la rivelazione che il leader del M5S ha fatto pubblicamente a Palermo, durante il comizio di chiusura della campagna elettorale per le elezioni Europee, supera di gran lunga ogni immaginazione. In pratica, l’ex premier ha denunciato di essere vittima di stalking telefonico da parte del critico d’arte.
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La rivelazione bomba di Conte su Sgarbi

“Abbiamo fatto dimettere Vittorio Sgarbi e Meloni che fa? Lo candida alle Europee. – così Conte dal palco di Palermo – Sgarbi si è procurato il numero del mio cellulare e mi manda gli insulti per Whatsapp. Caro Vittorio Sgarbi non ce l’abbiamo con te, non ci interessano le singole persone, ma le istituzioni e la disciplina. Vai a fare i tuoi commerci ma lascia stare le istituzioni pubbliche”.

Ma, già lo scorso 24 maggio, Vittorio Sgarbi aveva dedicato al suo avversario politico un lungo post su X. Non certo amichevole. “Giuseppe Conte rappresenta nel panorama politico italiano il parassitismo più disastroso e cinico che fa leva sui disagi della povera gente. – ha scritto Sgarbi – È un pittoresco personaggio senza idee che fonda il suo consenso sull’odio sociale e sull’elargizione indiscriminata di bonus e super bonus che lo consegneranno alla storia come l’uomo che ha creato il più profondo buco di bilancio nelle casse dello Stato”.

“C’è nell’agire di questo prodigioso dandy di Volturara Appula un cinismo davvero deplorevole: lui, uomo che da avvocato ha prestato i propri servizi alle banche e alle multinazionali, oggi recita il ruolo di capopopolo inseguendo adesso il consenso di quella a povera gente che di quelle banche e multinazionali è un obiettivo di speculazioni. Il solo ricatto è quello del suo partito di miracolati e disperati (votateci se volete il reddito di cittadinanza) che promettono soldi senza lavorare. È destinato a sparire. E anche presto”, ha poi concluso l’ex sottosegretario alla Cultura del governo Meloni.

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