
La destra e l’estrema destra guadagnano terreno, ma senza stravolgere gli equilibri consolidati. Secondo le prime stime del Parlamento europeo, le forze tradizionali europeiste restano saldamente al comando nonostante l’avanzata delle fazioni più radicali.
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La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha sottolineato che le stime sono soggette a variazioni in quanto gli europei continuano a esprimere il loro voto. Tuttavia, basandosi su 11 exit poll e sondaggi pre-elettorali, si può già delineare un quadro generale dei risultati.
Le proiezioni
Il Partito Popolare Europeo (PPE) si riconferma come il primo gruppo con 181 seggi, seguito dai socialisti con 135, i liberali di Renew con 82, i conservatori dell’Ecr con 71, e l’estrema destra dell’ID con 62. Anche se le forze tradizionali mantengono la loro posizione predominante, è evidente che l’ascesa della destra radicale non può essere ignorata.
In particolare, l’ID registra un notevole successo con il Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia, anche se il partito non può contare sull’appoggio dell’Alternative für Deutschland (AfD) in Germania. Quest’ultimo si posiziona come il secondo partito nel paese con il 16,2% dei voti, superando il Partito Socialdemocratico (SPD) e rimanendo dietro alla CDU/CSU del cancelliere Scholz. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea e leader del PPE, ha interpretato i risultati come una vittoria contro gli estremisti sia di destra che di sinistra.
Tuttavia, l’AfD non ha rinunciato al tentativo di rimanere rilevante, anche se il suo obiettivo di entrare nel gruppo ID potrebbe essere ostacolato da controversie interne. La polemica su Maximilian Krah, eurodeputato dell’AfD, ha sollevato domande sulla sua idoneità a rappresentare il partito. Il progetto di un gruppo delle “ultra destre” sembra essere incompatibile con gli interessi del Rassemblement National di Marine Le Pen, che punta già alle elezioni presidenziali francesi del 2027.