
Si chiamava Anna Sviridenko la donna uccisa nella serata di ieri a Modena dal marito, il 48enne Andrea Paltrinieri. L’uomo ha confessato il delitto, presentandosi al Comando Provinciale dei Carabinieri e riferendo di avere il cadavere della donna nel bagagliaio del furgone. Un drammatica verità che i militari hanno immediatamente constatato, avviando le indagini e arrestando il marito per omicidio aggravato. In lacrime i colleghi del Policlinico che la ricordano “Sempre con il sorriso sulle labbra, sempre preoccupata di far star bene i suoi due bambini”.
Paltrinieri ora si trova in carcere, in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Ingegnere gestionale, il 48enne modenese dopo la separazione aveva lasciato l’Austria ed era tornato a vivere vicino ai genitori, in zona Musicisti a Modena. Anna viveva ancora oltralpe e lavorava presso l’Università di Medicina di Innsbruck: era infatti dottoressa in Medina Nucleare, nonchè specializzanda in Radiologia. Ultimamente si divideva infatti tra la cittadina austriaca e Modena, dove proseguiva la specializzazione con Unimore. Risiedeva da un paio di anni San Felice sul Panaro.
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Il ricordo dei colleghi
“Abbiamo lavorato insieme sabato mattina. È stato il suo ultimo turno di servizio qui da noi – ricorda Anna Maria Pecchi, professoressa associata in Radiologia dell’Aou modenese – Eravamo al centro senologico. Una mattinata impegnativa perché era sabato e abbiamo avuto casi difficili. Lei è stata accanto a me dall’inizio alla fine del turno, sempre con il sorriso“.

«Aveva sempre uno spirito propositivo e il sorriso. Lei era così. Non l’ho mai vista, nei due anni che è stata qui con noi, non sorridente. Persona positiva, che è entrata nel cuore di tutto il reparto. Tutti i colleghi sono molto amareggiati, profondamente. Dal personale tecnico a quello infermieristico. Era una persona si faceva voler bene“.
“Siamo increduli – continua Pecchi – Il reparto è sotto choc, una perdita umana e professionale, perché era molto brava. Nel dettaglio non abbiamo mai parlato della sua vita personale, parlavamo invece di cose da mamma, perché anche io sono mamma. Cose della quotidianità, altre cose non me le ha mai confidate. Io che l’ho vista per ultima sono incredula. Non aveva mai parlato con me dell’affido o della battaglia legale“.
“La nostra comunità è devastata dalla notizia della brutale uccisione – ha commentato i Rettore Unimore, Prof. Carlo Adolfo Porro – A nome di tutto l’Ateneo, esprimo il nostro più profondo e sentito cordoglio alla famiglia e ai suoi due figli. Il femminicidio è un cancro che non possiamo più tollerare, una vergogna che macchia la nostra umanità, e non ci sono mezzi termini per condannarla: è un atto vile, disumano e inaccettabile. È tempo che la nostra società si sollevi con forza contro questa barbarie”.
Il Rettore ha aggiunto: “Unimore non resterà a guardare. Saremo vicini alla famiglia della vittima in questo momento di dolore insopportabile. Inoltre, intendiamo costituirci parte civile nel corso del processo che si instaurerà. Questa tragedia ci lascia sgomenti e indignati, ma non permetteremo che il sacrificio della nostra specializzanda sia vano. Continueremo a lottare con forza affinché simili orrori non si ripetano. La violenza di genere deve essere estirpata con ogni mezzo, e noi faremo la nostra parte. La brutalità di questo atto ci ha colpito al cuore e ha menomato l’interezza della nostra istituzione. Per esprimere il nostro dolore e la nostra solidarietà con la famiglia della vittima, annunciamo che domani tutte le bandiere delle sedi universitarie saranno esposte a mezz’asta.