
C’è da dire che i grandi della terra sono stati ospitati al meglio dall’Italia e dalla sua Premier, anche se gli onori di casa al castello Svevo, la Puglia è terra federiciana, amata dallo Stupor Mundi Federico II, che qui si dedicava con diletto all’arte della falconeria, sono stati fatti dal Capo dello Stato, il Presidente Mattarella. Il quale, a differenza della Meloni, ha abbracciato cordialmente l’omologo d’oltralpe, Emmanuel Macron. Mattarella percepisce enormemente il pericolo di una deriva dell’Europa che l’allontani dai valori di integrazione e antinazionalismo, fondamentali per la pace dopo due sanguinose guerre mondiali concepite in Europa. La Meloni e Macron sono i due contendenti dello scenario europeo, con in mezzo una Germania in grande difficoltà. Quando i tedeschi non campano bene, oggi sono in recessione, vanno mentalmente in default: successe alla Repubblica di Weimar, e può tornare a succedere. Inoltre non hanno leader forti attualmente, non c’è più Kohl né la sua discepola Merkel, e tutto questo si sente, eccome.
C’è un fronte Repubblicano in Francia dopo la chiamata alle armi di Macron per fermare gli eredi di Vichy: di fatto Parigi è un mondo a parte rispetto al resto della Francia, ma cos’è la stessa senza Parigi. Il tema divisivo di questo vertice, a cui è stato invitato a parlare pure il Papa, è l’aborto, considerato come diritto assoluto dalle democrazie più laiche, Francia in testa, meno, molto meno, dalle altre. E se forse Parigi non vale bene una messa, speriamo che al Santo Padre non sfugga qualche altra frase sui gay, se no addio G7, il prossimo sarà in call con i testi preregistrati visionati dalla AI, che poi è il tema per cui è stato invitato Francesco.
Su una cosa pare siano d’accordo, quello di utilizzare, visto le difficoltà economiche, i fondi russi congelati per aiutare Zelensky a continuare questa guerra. Per ora una 50 di miliardi, praticamente una nuvoletta di gas per il Cremlino, che comunque minaccia ritorsioni.
Borgo Egnazia è stupendo, per chi ha avuto la fortuna di andarci: per il resto è una meta lontana, non tanto per i km ma per le tasche. La Meloni li ormai è di casa, altro che Garbatella, panta rei dicevano gli antichi greci che qui fecero colonie. Dagli ulivi secolari è tutto, in attesa di sapere se la partita della Commissione UE, vero motivo del contendere, si fara prima o dopo il voto francese. È una partita a poker dove la Meloni tenta l’All in, Macron la scala reale, i cittadini le briciole della tavola.