
L’Italia è la culla del vino. Dal Barolo delle Langhe al Brunello di Montalcino, passando per il Prosecco delle colline venete o il Carignano del Sulcis, ogni angolo del nostro Paese racconta storie di passione, tradizione e sapienza. Eppure, in questo mare di eccellenza enologica, stiamo rischiando di perdere l’essenza del vino, sommersi da un’infinità di manifestazioni e festival che, sebbene animati da buone intenzioni, rischiano di svilirne il valore autentico.
Non passa settimana senza che in qualche borgo o città italiana si celebri una nuova festa del vino. Fiere, sagre, degustazioni, concorsi: il calendario è ormai saturo di appuntamenti che, a prima vista, potrebbero sembrare il trionfo della cultura enologica. Ma attenzione, perché l’eccesso di eventi sta trasformando il vino in un oggetto da esposizione, una merce di consumo rapido piuttosto che un piacere da assaporare con calma e rispetto.
Queste manifestazioni spesso promuovono una degustazione frenetica, in cui i partecipanti sono invitati a provare decine di vini in poche ore. Così facendo, si perde la magia del singolo calice, l’opportunità di scoprire le sfumature e i segreti che ogni bottiglia può offrire. Il vino non è un prodotto da fast food, ma un’esperienza sensoriale che richiede tempo, riflessione e, soprattutto, rispetto.
In queste fiere del vino, l’attenzione tende a concentrarsi sui nomi più altisonanti e sui vini che impressionano al primo sorso. Ma la vera grandezza del vino non risiede nella sua capacità di stupire immediatamente, una corsa al sensazionale, bensì nella sua evoluzione nel tempo, nella sua capacità di accompagnare i momenti della nostra vita con discrezione e profondità. I veri capolavori enologici non sono fuochi d’artificio, ma fiamme che ardono lentamente, regalando calore e luce nel tempo.
Mentre ci abbandoniamo a questi festival, rischiamo di dimenticare il cuore pulsante del vino: la vigna e il vignaiolo. Il vino nasce dalla terra, dall’abilità e dalla dedizione di chi la coltiva. Ogni calice è frutto di un lavoro paziente e meticoloso, che richiede conoscenza, passione e sacrificio. Ridurre il vino a una semplice bevanda da promuovere in eventi mondani significa tradire le sue radici profonde.
L’Italia è un mosaico di terroir unici, ciascuno capace di produrre vini di straordinaria qualità. Tuttavia, l’inflazione di manifestazioni rischia di spingere verso un appiattimento dell’offerta, privilegiando la quantità a scapito della qualità. È fondamentale che le nostre celebrazioni enologiche tornino a essere momenti di selezione rigorosa, di valorizzazione dei veri ambasciatori del nostro territorio.
Le manifestazioni enologiche sono preziose occasioni di incontro e scoperta. Tuttavia, dobbiamo imparare a dosarle con saggezza. Il vino merita di essere vissuto con lentezza, di essere scoperto nella sua profondità e complessità. Troppi eventi rischiano di banalizzarlo, di trasformare un’esperienza sensoriale e culturale in una semplice moda passeggera.
Il vino italiano è un patrimonio inestimabile che dobbiamo proteggere e valorizzare con rispetto e discernimento. Lasciamo che le manifestazioni siano occasioni rare e preziose, in cui ogni calice possa raccontare la sua storia senza fretta, in cui possiamo riscoprire il piacere autentico del vino. Beviamo meno, ma meglio. Celebriamo il vino nella sua autenticità, lontano dal clamore e dalla superficialità. Solo così potremo continuare a onorare la nostra straordinaria tradizione enologica e trasmetterla intatta alle future generazioni.
Esteta del gusto