
Il giovane accusato di aver ucciso Michelle Causo, la 17enne lasciata poi cadavere su un carrello della spesa a Roma, in zona Primavalle, avrebbe creato in carcere degli account social per guardare i profili di amiche ed amici della vittima. “L’assassino di nostra figlia cosa fa in carcere? Un corso di informatica, proprio lui che ha alle spalle una accusa per aver tentato di estorcere soldi alle ragazze, minacciandole con foto ritoccate ad arte. Non solo. Dalla stessa struttura minorile di Treviso, che nulla ha a che fare con l’istituto penitenziario dove era stato recluso in un primo momento a Roma, a quanto ci risulta starebbe creando profili Instagram sempre nuovi con i quali visualizzare di volta in volta quelli delle amiche di Michelle”. È quanto sostengono Gianluca e Daniela, i genitori di Michelle, in una lunga intervista rilasciata all’Adnkronos.
Il delitto si era consumato in via Dusmet, all’interno di un appartamento, il 28 giugno 2023. L’assassino, dopo averla pugnalata più volte, mise il cadavere di Michelle, dopo averlo avvolto in un lenzuolo e infilato in un sacco per i rifiuti, dentro un carrello per la spesa. In seguito, lo aveva trasportato davanti alcuni cassonetti, poco distanti dal luogo del delitto.
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Il racconto dei genitori di Michelle

“Avevo già fatto presente la cosa – spiega il padre della ragazza – ma le mie segnalazioni anche al carcere di Treviso sono cadute nel vuoto. Poi una decina di giorni fa ci ha chiamati una amica di nostra figlia, dicendo che tra le visualizzazioni del suo profilo Instagram ne compariva una secondo lei riconducibile all’assassino di Michelle, ovviamente sotto falso nome ma con la sua foto chiaramente riconoscibile. Nel tempo a quanto ci hanno riferito ha contattato altri amici, o almeno, quelli che lui credeva suoi amici ma che dopo i fatti naturalmente gli hanno voltato le spalle. Ha scritto a decine di persone. Ma è una cosa che si può fare?”.
Nell’istituto penale per i minorenni di Treviso, spiega l’agenzia di stampa, il ragazzo oggi 18enne è recluso insieme ad altri 13 detenuti, due in più rispetto alla capienza regolamentare. Aldo Di Giacomo, segretario generale della S.Pp. ha dichiarato: “Lui è sicuramente un ragazzo esuberante ma l’accesso ai social non è mai autorizzato”.
“Gli insegnassero l’educazione civica – interviene la mamma – altro che informatica. Non è possibile, dopo che ti ammazzano una figlia in quel modo, subire pure questa umiliazione. Adesso basta. Chiediamo che la giustizia faccia il proprio dovere, non che gli diano ospitalità lasciandolo libero di guardare i profili social delle amiche della sua vittima”. L’avvocato Daniele Meles, difensore del giovane cingalese reo confesso, ha dichiarato: “Non posso confermare né smentire. Non mi risulta assolutamente che abbia accesso al computer, ma potrei anche sbagliare“.