
Parte la nuova stagione di In Onda su La7 e sono subito scintille. I conduttori Luca Telese e Marianna Aprile hanno ospitato il leader della Cgil Fausto Landini. E lo hanno messo di fronte a una realtà per lui imbarazzante: che alle Europee si è verificata una crescita compatta della Destra in tutto il Continente. Dalla Le Pen ai tedeschi di AfD, dal Partito della Libertà austriaco a Vox e, naturalmente, all’Italia. Nel nostro Paese, soprattutto, c’è un dato che svetta su tutti gli altri: il voto degli operai è andato solo per il 16% al Pd, mentre il 39% ha scelto Fratelli d’Italia. Numeri che fanno venire l’orticaria al leader della Cgil, che infatti comincia la sua replica sottolineando (molto gonfiato, ndr) il dato dell’astensione. “Il 60% degli italiani non è andato a votare“, risponde Landini. “Quelli che vanno a votare votano in questo modo, ma in questa fase hai una maggioranza di persone che non si sentono rappresentate da nessuno. E’ una crisi democratica, una rottura democratica gravissima”. (Continua dopo il video)
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Fratelli d’Italia partito più votato dagli operai: il commento di Maurizio Landini a #inonda.https://t.co/LR0imL3xwO
— In Onda (@InOndaLa7) June 16, 2024
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“Però chi va a votare si sente rappresentato dalla destra“, risponde la Aprile. Una sottolineatura che a Landini non piace, tanto che il sindacalista puntualizza. “Anche questo va visto”, dice. “Vero che c’è un’ondata, ma in Europa la possibilità di fare un governo con le altre forze c’è. Poi bisogna fare politiche che non siano di destra, anche se tu non sei di destra”. Un’affermazione che il capo della Cgil spiega così: “Dieci mesi fa c’era uno studio che diceva che le destre crescevano nelle zone dove c’era più disagio sociale e povertà. Bisogna assumere che le politiche dell’austerità sono sbagliate“. Peccato che fra i partiti più convinti nell’applicazione di quelle politiche ci fosse proprio il Pd, partito di riferimento – almeno sino a oggi – della Cgil. Forse, Landini dovrebbe riflettere su questo, anziché sottolineare come “chi è al governo non ha superato il 47% e ha perso 1,2 milioni di voti in due anni“. Ma in politica contano le percentuali, e se chi va a votare sceglie Meloni, aggrapparsi all’astensionismo è un esercizio sterile. (continua dopo la foto)

Specie se si è leader di un sindacato che viene accusato dai lavoratori di essersi “dimenticato” per troppo tempo dei loro interessi, per accodarsi in silenzio alle politiche che ora contesta. Tanto che si potrebbe ricordare a Landini che, se il Pd ha mantenuto più o meno i voti che aveva alle politiche, il Movimento 5 Stelle, che in questo momento sembra il partito più vicino alle tesi sostenute dal leader della Cgil, di voti ne ha persi 2 miloni da solo. In ogni caso, i dati elettorali dimostrano che i lavoratori italiani delle promesse dei sindacati non si fidano più. E questa non è una crisi democratica, ma la testimonianza del clamoroso fallimento di chi, un tempo, rappresentava i lavoratori. E che ora cerca di recuperare terreno in un Paese in cui gli stipendi sono gli stessi di 20 anni fa, se non più bassi, e il costo della vita è più che raddoppiato. E il sindacato dov’era, mentre tutto ciò accadeva? Questo Landini non lo dice.