
L’attivista iraniana Narges Mohammadi, recentemente insignita del Premio Nobel per la Pace 2023, è stata condannata a un ulteriore anno di reclusione per “propaganda contro lo Stato“. La notizia è stata confermata dal suo avvocato attraverso un post su X (precedentemente noto come Twitter), in cui ha specificato che la condanna è stata pronunciata dalla 29ª sezione del Tribunale Rivoluzionario di Teheran. Mohammadi, che è già detenuta in Iran, continua a subire le conseguenze della sua incessante lotta per i diritti umani e le libertà delle donne nel suo Paese.
Narges Mohammadi è una figura centrale nel movimento per i diritti delle donne in Iran. La sua instancabile difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali l’ha resa una voce potente e influente, ma anche un bersaglio per il regime iraniano. Mohammadi ha affrontato numerose detenzioni e condanne nel corso degli anni, a causa della sua attività in favore delle donne e dei diritti civili.
Il recente verdetto giunge in un momento in cui la sua voce è più che mai cruciale. Mohammadi ha utilizzato la sua piattaforma e il riconoscimento internazionale del Nobel per denunciare le violazioni dei diritti umani in Iran, nonostante le ripetute intimidazioni e la repressione del governo. La nuova condanna per “propaganda contro lo Stato” evidenzia la continua repressione che il regime iraniano esercita contro i dissidenti e gli attivisti che osano sfidare le sue politiche.
Mohammadi e la persecuzione per l’attivismo: processi e detenzioni ripetute
Nel corso degli anni, Mohammadi ha subito numerose detenzioni e maltrattamenti a causa della sua attività. È stata arrestata per la prima volta nel 2010 e, da allora, ha affrontato diversi processi e condanne. Nonostante queste difficoltà, ha mantenuto un impegno inossidabile verso la difesa dei diritti umani, soprattutto in un contesto come quello iraniano, dove il dissenso è severamente punito.
Il suo impegno si è esteso oltre i confini dell’Iran, attirando l’attenzione internazionale sulle condizioni delle donne e dei prigionieri politici nel Paese. La sua recente condanna arriva in un periodo di intensificata repressione contro coloro che si oppongono al regime. Il governo iraniano continua a usare il sistema giudiziario per soffocare il dissenso e intimidire coloro che parlano apertamente contro le sue politiche.
Il premio Nobel per la Pace assegnato a Mohammadi nel 2023 ha portato ulteriore attenzione alla sua causa, ma non ha cambiato la realtà della sua situazione. La comunità internazionale, comprese le organizzazioni per i diritti umani e i governi stranieri, ha espresso preoccupazione per la sua detenzione e ha chiesto la sua liberazione. Tuttavia, le autorità iraniane sembrano determinate a mantenere la loro linea dura contro gli attivisti come Mohammadi.