
La crisi del riscaldamento globale sull’Everest sta facendo emergere i corpi di alcuni alpinisti. Una squadra nepalese ha recuperato cinque cadaveri congelati tra cui due sono stati pre-identificati per confermare la loro identità. L’obiettivo di questa squadra non è solo di scalare la vetta, ma anche di recuperare i resti di coloro che hanno perso la vita nell’Himalaya.
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Il cambiamento climatico ha reso più visibili i corpi e i rifiuti sulla montagna. Molti alpinisti sono morti sulle pendici dell’Everest, lasciando i loro corpi indietro. Alcuni sono diventati punti di riferimento per gli scalatori, come “Stivali verdi” o “La bella addormentata”. La zona della morte, dove il basso livello di ossigeno aumenta i rischi per gli alpinisti, è stata teatro di molte tragedie.
Il recupero dei corpi in alta quota è una sfida costosa e pericolosa. Tuttavia, si tratta una missione necessaria per preservare l’ambiente e evitare che le montagne diventino cimiteri. Anche se il trasporto dei corpi è difficile a causa dell’altitudine, è importante portarli giù per onorare la memoria degli alpinisti.
La storia di George Mallory e Andrew Irvine, alpinisti scomparsi nel 1924, è un esempio di come la montagna possa nascondere segreti che un giorno potrebbero essere svelati. La campagna di recupero dei corpi sull’Everest ha mobilitato molte persone per ripulire la montagna dai rifiuti e riportare indietro i resti dei caduti. «Le montagne ci hanno dato tanto», ha spiegato lo sherpa Tshiring Jangbu al Corriere della Sera, «dobbiamo rispettarle restituendo ciò che ci hanno dato».