
Giorgia Meloni aveva riposto molte speranze in una vittoria schiacciante di Marine Le Pen alle elezioni francesi. La leader italiana del Fratelli d’Italia immaginava che una presa del potere di Le Pen avrebbe destabilizzato gli equilibri europei, minando la posizione di Emmanuel Macron e creando una breccia nel fronte europeista. Tuttavia, i risultati del primo turno indicano una situazione diversa: la partita è ancora aperta, e Meloni dovrà attendere almeno un’altra settimana per comprendere il destino politico della Francia.
Senza una vittoria decisiva di Le Pen, il potere negoziale di Meloni in Europa rischia di ridursi ulteriormente. La presidente del Consiglio si trova di fronte a un dilemma stringente: cedere i voti a Ursula von der Leyen senza contropartite politiche, o posizionarsi all’opposizione per marcare le destre sovraniste in fermento?
Cedere i voti a von der Leyen potrebbe facilitare un dialogo con la nuova Commissione Europea, ma scegliere la strada della radicalizzazione potrebbe rendere Meloni ininfluente a Bruxelles. Le mosse di Matteo Salvini e del premier ungherese Viktor Orbán complicano ulteriormente la situazione. Salvini ha aperto al progetto di un nuovo gruppo patriottico assieme a Orbán, l’estrema destra austriaca, e ha promesso una convergenza tra i nazionalisti dell’Est e Identità e Democrazia.
Queste manovre rappresentano un chiaro schiaffo a Meloni. Salvini ha lavorato per settimane per creare un accordo con Orbán e gli estremisti dell’Est, un progetto che potrebbe attirare almeno 75 parlamentari, con la possibilità di superare i Conservatori nel Parlamento Europeo. Un potenziale sorpasso che lascerebbe Meloni in una posizione scomoda, isolata tra la destra estrema e il centro europeista.
A Roma, gli effetti di queste dinamiche si fanno già sentire. Salvini si è fatto promotore della fusione tra Visegrad e i leghisti, mentre Meloni si trova a dover decidere se sostenere von der Leyen senza il riconoscimento politico sperato. Accettare questa soluzione potrebbe garantirle un ruolo di ponte tra il PPE e i sovranisti, ma al prezzo di un grande problema politico interno.
Meloni si trova quindi in un’ardua posizione. Troppo a destra per entrare nella cabina di comando europea, troppo a sinistra per guidare l’ondata sovranista, rischia di rimanere isolata in una terra di mezzo, senza la capacità di influenzare significativamente né in Italia né in Europa.