
Ora Macron è rimasto veramente solo. L’unico a restargli ufficialmente fedele è il Premier Gabriel Attali. Ma la fronda contro il Presidente si sta allargando anche fra i macroniani, delusi e arrabbiati per le mosse dell’inquilino dell’Eliseo. In Francia segnalano come i parlamentari del partito che fa riferimento a Macron, Renaissance, siano letteralmente infuriati. A cominciare dalla decisione di indire le elezioni politiche subito dopo le Europee, il Presidente sembra non averne più azzeccata una. E anche il richiamo a un “fronte anti Le Pen“, con la richiesta a molti deputati del partito di rinunciare a correre in nome del patto di desistenza con la sinistra, non sembra essere apprezzato. Tanto che qualcuno comincia a parlare di un “flop” della strategia messa in atto da Macron. Perché, se l’ascesa della destra lepeniana preoccupa i moderati, anche una vittoria di una sinistra molto sbilanciata verso le sue ali estreme viene vista come fumo negli occhi.
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Per questo la linea che sembra prevalere fra i “macroniani” è quella espressa dall’ex Primo Ministro Philippe: “Non un voto deve andare al Rassemblement National”, ha affermato l’importante esponente dei moderati francesi, “ma neanche alla France Insoumise“, cioè all’estrema sinistra di Melenchon. Come spiega Stefano Montefiori sul Corriere della Sera, “i membri della maggioranza di Macron ne hanno abbastanza di seguire le indicazioni del capo, che in questa fase non gode certo dell’autorevolezza del vincitore”. Lo scioglimento della Camera e il ricorso alle urne hanno rotto gli argini: perché fin che si minaccia di sciogliere il Parlamento, i deputati sono preoccupati di mantenere il loro posto. Ma, come scrive Montefiori, “una volta sciolta l’aula e indette le elezioni, l’arma ha già sparato e il patto di fedeltà è già rotto“. Per questo la riunione che si è svolta ieri all’Eliseo è stata molto tesa e nervosa. Si avverte il senso di sconfitta per la fine di un’era, e Macron è sotto accusa per essersi, a detta di molti, auto-inflitto il disastro con le sue decisioni.

Il Presidente resterà all’Eliseo fino al 2027. Mentre molti dei suoi deputati sono in procinto di perdere la loro carica. Anche questo è motivo di rabbia fra i macroniani, e indebolisce inevitabilmente l’appello del Capo dello Stato all’unità contro il tandem Le Pen-Bardella. La richiesta di non presentarsi al ballottaggio, rivolta a parecchi candidati di Renaissance, per favorire i candidati di sinistra con maggiori possibilità di successo, non è andata giù ai membri del partito di Macron. Oltre a Philippe, fra i “pezzi grossi” dei Renaissance anche il Ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha espresso il suo rifiuto a favorire l’estrema sinistra, che viene vista da molti moderati come altrettanto pericolosa della destra. E il fatto che Macron sembri preparare la coabitazione con la coalizione che comprende Melenchon non rende le cose più facili. La situazione francese si fa dunque sempre più complessa, con Le Pen e i suoi che aspettano con una certa tranquillità di conoscere l’esito del secondo turno elettorale. Comunque vada, il Rassemblement National ha già vinto la sua battaglia. E se per la prima volta in 40 anni dovesse guidare una maggioranza parlamentare, le conseguenze per il Paese e per l‘intera Europa potrebbero essere davvero imprevedibili.