
Un orribile episodio di violenza avvenuto nei giorni scorsi nell’ambiente militare ha sconvolto un intero Paese. Tutto è iniziato quando il corpo senza vita di una giovane soldatessa di 25 anni, la sottotenente Aidita Pamela Ati Gavilanez, è stato trovato all’interno di una Caserma situata nell’Amazzonia ecuadoriana. La giovane era riversa nella sua camera da letto e il suo cadavere mostrava segni evidenti di afissia. In seguito al ritrovamento sono stati indagati quattro soldati che prestavano servizio nella stessa base della vittima. Secondo la denuncia della famiglia, la soldatessa sarebbe anche stata stuprata. Visti i capi d’accusa nei confronti degli indagati, la Procura locale ha chiesto che venisse loro applicata la carcerazione preventiva. Ma il giudice, specializzato in casi di violenza contro le donne, non l’ha concessa, limitandosi a vietare agli imputati di lasciare il Paese e imponendo loro di comparire periodicamente davanti a un’autorità giudiziaria sino al momento del processo.

I casi di violenza sulle donne sono frequenti in molti Paesi del Sudamerica. Il Ministero delle Donne e dei Diritti Umani ecuadoregno, a seguito dell’omicidio di Aidita, si è attivato per supportare la famiglia della vittima. “Ci impegniamo”, hanno scritto i responsabili del Ministero in un comunicato, “a rimanere vigili affinché venga celebrato un giusto processo. Questo atto di violenza contro le donne non resterà impunito”. La famiglia della 25enne non riesce a darsi pace. Il padre della ragazza ha accusato direttamente i quattro soldati sospettati di essere i colpevoli di questo atto terribile: “Aidita è stata maltrattata, uccisa e probabilmente violentata“, ha dichiarato l’uomo. “Di che militari stiamo parlando? Chi ci difende? Stanno uccidendo le nostre figlie. Io chiedo che sia fatta giustizia”.