
In un periodo in cui sembra aprirsi qualche spiraglio in Ucraina, con negoziati di pace sia pure ancora in fase embrionale e un generale abbassamento dei toni – complice anche la netta sconfitta elettorale di Macron – l’allarme per il possibile scoppio di una guerra globale arriva dalle regioni dell’Indo-Pacifico. Ad affermarlo è l’ambasciatore delle Filippine a Washington, mettendo in primo piano uno scontro latente di cui si parla poco ma che dovrebbe rappresentare un serio motivo di preoccupazione. L’allarme lanciato da Jose Manuel Romualdez riguarda le tensioni fra Cina e Filippine, in costante peggioramento, nel Mar Cinese Meridionale. L’ambasciatore filippino ha infatti spiegato che un conflitto fra Manila e Pechino coinvolgerebbe tutta la regione dell’Indo-Pacifico e anche gli Usa, che delle Filippine sono alleati. “E’ il momento più pericoloso”, ha detto Romualdez durante il suo intervento a Washington. “Le armi di distruzione di massa sono molto reali. Ci sono diversi Paesi, grandi potenze che hanno arsenali di energia nucleare”.

Le preoccupazioni dell’ambasciatore riguardano l’intensificarsi della disputa fra Pechino e Manila per il possesso di alcune isole e atolli nel Pacifico. E coinvolgono direttamente anche gli Stati Uniti. La Guardia Costiera Cinese, negli ultimi mesi, ha bloccato più volte imbarcazioni filippine adibite alle missioni di rifornimento per i marines che si trovano in zona. “Se dovesse succedere qualcosa”, ha spiegato Romualdez, “l’intera regione asiatica ne sarebbe completamente coinvolta”. In particolare, è preoccupante la situazione che riguarda il Second Thomas Shoal, un atollo dell’Arcipelago delle Isole Spratly che rappresenta oggi il punto di maggiore tensione. La Cina sta adottando mezzi sempre più invasivi contro le navi filippine. E gli Stati Uniti si sono trovati costretti a intervenire per ricordare a Pechino che il trattato di mutua difesa stipulato nel 1951 fra la Casa Bianca e il governo di Manila si applica anche alle navi e ai loro equipaggi. Anche se meno dibattuto in Occidente, il conflitto fra Cina e Filippine rappresenta quindi uno dei maggiori pericoli per la pace sul Pianeta.

Il Vicesegretario di Stato amricano Kurt Campbell, infatti, non ha minimizzato il pericolo, ma ha sottolineato come la crisi sia stata causata dalle provocazioni cinesi, che “potrebbero innescare conflitti che devasterebbero l’economia globale“. Un tema caldissimo, anche perché va ad aggiungersi allo scontro latente per l’isola di Taiwan, divisa fra filo cinesi e separatisti. Il motivo per cui questa area del mondo potrebbe rivelarsi fatale per la pace globale, va visto proprio nelle conseguenze economiche che uno scontro a Taiwan o nelle Filippine potrebbe portare a tutto l’Occidente. A differenza di altri conflitti, infatti, quello nel Pacifico e nel Mar della Cina sarebbe uno scontro al quale gli americani, ma anche i loro alleati, non potrebbero sottrarsi. Perché in gioco non ci sono solo motivi ideali, ma tutto il comparto tecnologico che permette alla nostra società di funzionare. E che senza i microchip prodotti a Taiwan e le materie prime di cui i cinesi hanno fatto incetta, rischierebbe di fermarsi, con conseguenze gravissime. Un rischio che gli Usa e l’Occidente non possono permettersi di correre.