
Era il 5 luglio 1946 quando, nelle piscine Molitor di Parigi, un nuovo capo d’abbigliamento sconvolse il mondo: il bikini. Inventato dall’ingegnere francese Louis Réard, questo capo da bagno prese il nome dall’atollo di Bikini, utilizzato dagli Stati Uniti per i test nucleari, con l’intento di generare un impatto “esplosivo” sulla società. Réard non trovò neanche una modella disposta a indossare il suo costume tanto scandaloso, se non la spogliarellista del Casinò de Paris, Michelle Bernardini.

L’idea di un costume da bagno succinto non era del tutto nuova. Infatti, già nell’antica Grecia e a Roma, le donne indossavano due pezzi simili al bikini per attività sportive, come testimoniano i mosaici della villa romana di Piazza Armerina in Sicilia. Tuttavia, per la nascita del bikini moderno si deve ringraziare Coco Chanel, che negli anni ’20 iniziò a sdoganare abiti più corti e scollati, e Jacques Heim, che nel 1932 presentò l'”Atome”, un precursore del bikini, ancora abbastanza coprente da nascondere l’ombelico.
La vera rivoluzione però arrivò nel dopoguerra. Nonostante la presentazione ufficiale del bikini, il suo successo tardò ad arrivare, osteggiato dalle istituzioni religiose e bandito in molti paesi, incluso il Vaticano che lo dichiarò “peccaminoso”. Tuttavia, il fascino di questo capo irresistibile iniziò a farsi strada grazie alle icone del cinema.
Nel 1946, Rita Hayworth sfoggiò un bikini in “Gilda”, tanto provocante da essere dipinto su una bomba da un soldato innamorato. Fu soprannominata “Rita l’Atomica”. Nel 1953, Marilyn Monroe incantò il pubblico con un bikini rosso in “Come sposare un milionario”, mentre una giovane Brigitte Bardot scioccò il Festival di Cannes con un bikini floreale. Da quel momento, il bikini divenne simbolo di bellezza e libertà.

Nel 1956, Marisa Allasio e Ursula Andress consolidarono il mito del bikini nei film “Poveri ma belli” e “007 – Licenza di uccidere”. Iconica anche Raquel Welch con il suo bikini di pelle nel film “Un milione di anni fa” del 1966. Il bikini si trasformò da capo scabroso a simbolo di emancipazione femminile, celebrato e amato in tutto il mondo.
Oggi, a 78 anni dalla sua creazione, il bikini continua a essere un must-have nell’armadio di ogni donna, evolvendosi in innumerevoli modelli: a fascia, monokini, a triangolo, con slip a vita alta, alla brasiliana o tanga. È più di un semplice indumento, è un simbolo di seduzione e libertà, un capo che racconta una lunga storia di cambiamenti culturali e sociali. E mentre le donne di oggi possono sbizzarrirsi con infinite varianti, il bikini rimane un inno all’emancipazione femminile e alla bellezza.