
La narrazione dei media mainstream italiani descrive un popolo inglese in crisi e pentito per la Brexit, l’uscita dall’Unione Europea votata in un referendum popolare di qualche anno fa. Ma le notizie che arrivano da Londra raccontano una storia diversa. A parte che nemmeno i laburisti, usciti trionfatori dalle elezioni politiche come ampiamente previsto, hanno mai inserito nei loro programmi un ripensamento rispetto ai risultati del referendum, a colpire è lo straordinario risultato ottenuto da colui che della Brexit era stato il vero architetto: Nigel Farage. Che è stato eletto in Parlamento a furor di popolo, avendo raccolto 21.225 preferenze (46,2% del totale) contro le 12.820 del parlamentare conservatore uscente nella circoscrizione di Clacton, una cittadina sul mare a 80 chilometri da Londra. Così, Farage a 60 anni approda per la prima volta alla Camera dei Deputati inglese, dopo aver ricoperto in passato il ruolo di parlamentare europeo.

L’elezione diretta in Parlamento non è l’unica buona notizia per Farage. Anche se dai nostri media viene descritto come una specie di mostro, la sua credibilità in Gran Bretagna è in costante crescita, come dimostrano gli ottimi risultati ottenuti dal suo partito Reform UK, che ha raggiunto il clamoroso risultato del 15% dei consensi alle elezioni ed è riuscito a eleggere per la prima volta quattro suoi deputati nonostante il sistema elettorale inglese favorisca enormemente i partiti principali, penalizzando i più piccoli. Il sistema maggioritario uninominale secco, per esempio, ha permesso ai LibDem di eleggere 60 deputati pur avendo meno voti complessivi rispetto a Reform UK. Sta di fatto che il partito di Farage è passato dal 6% dei consensi al 15%, mettendo in crisi i conservatori, che oltre a registrare una pesantissima sconfitta devono prendere atto che il Reform minaccia addirittura il loro predominio nel centrodestra britannico. E adesso dovranno decidere se dialogare con Farage, anziché ignorarlo come hanno fatto sinora.

Nigel Farage è definito “la variabile impazzita della politica britannica”. Le proposte del 60enne neo parlamentare sono note. E vengono descritte qui da noi, come sempre capita a chi si oppone alla narrazione dei media, come di estrema destra. Ma la questione è più complessa. Per esempio, a riscuotere grande successo è l’opposizione del leader di Reform Uk rispetto alle politiche green, che per Farage rappresentano una zavorra all’economia inglese. Poi, ci sono le limitazioni all’immigrazione, con la proposta di imporre una tassa ai datori di lavoro che assumono lavoratori stranieri. Continuare a derubricare le istanze sovraniste in costante crescita in tutta Europa come “idee di estrema destra“, a ben vedere, sta causando in effetti lo spostamento di una parte considerevole dell’elettorato verso i partiti di destra. E questa è la solita miopia che ammanta la sinistra, incapace di cogliere i segnali che vengono da quel popolo che dice di voler rappresentare. E nel frattempo Farage sogna, nemmeno troppo segretamente, di unire Reform Uk al Partito Conservatore per formare una nuova forza moderata e sovranista.