
Intervista shock di Vittorio Feltri al Corriere della Sera. Il giornalista risponde alle domande del collega Antonio Polito mentre i due si trovano al ristorante con Melania Rizzoli, medico, giornalista, scrittrice e amica di Feltri. E lascia tutti di sasso quando replica a modo suo, senza peli sulla lingua, ad una domanda su quale sia la sua opinione sull’eutanasia.
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Vittorio Feltri e l’eutanasia
“Se siamo davvero padroni della nostra vita dobbiamo esserlo anche della nostra morte. A volte immagino di poter esistere come puro spirito, ma poi ci penso e… – queste le parole dell’81enne Vittorio Feltri sul senso della vita e della morte – Sono favorevole all’eutanasia, ho chiesto a Melania di aiutarmi quando verrà il mio momento“.

“Per me la morte non è un tabù, l’ho incontrata così tante volte. – prosegue poi Feltri – La prima a sei anni. Ero il figlio più piccolo. Il giorno in cui è morto, mio papà Angelo mi fa chiamare al suo capezzale. Vuole vedermi prima di andarsene. Io capisco subito che sta per morire. Si capisce, sai, quando uno se ne sta andando. Faccia agonica, la chiamano. Faceva fatica anche a battere le palpebre. Era malato del morbo di Addison, una cosa che oggi si cura con un paio di fiale di cortisone. Ma si vede che non mi bastava un lutto in giovane età. A ventuno anni ingravido una ragazza sulle scale del suo condominio, figurati la comodità. Eravamo imprudenti e ignoranti. L’aborto allora non era possibile, la legge lo vietava, e poi io sono anche contrario. Così la sposo”.
“Nove mesi dopo corro all’ospedale dove lei ha appena partorito. Un’infermiera del nido mi viene incontro con due fagottini in braccio. Io chiedo: qual è il mio? E lei: tutte e due. Due femmine. Svengo. Un medico mi rianima con un’iniezione. Passo in un attimo dalla disperazione all’euforia. Ma poi subito alla disperazione. Mi dicono che la mia Maria Luisa è morta per le complicanze del parto: eclampsia. Oggi non si muore più così, vero? Così mi ritrovo con due neonate in braccio. Come faccio da solo? A quel tempo ero alquanto povero, avevo vinto un concorso dell’amministrazione provinciale di Bergamo, non il massimo per la mia indole. Così almeno mi faccio trasferire al brefotrofio e ottengo di lasciare le due bambine lì, dove le hanno curate magnificamente, e dove ho anche incontrato la mia seconda moglie, Enoe”, conclude poi Vittorio Feltri.