
Dopo due set di battaglia (6-2, 6-4 Sinner), Ben Shelton riesce finalmente a portarsi avanti. Sul 5-4, 30-40, servizio di Jannik ad uscire, Shelton risponde con un gancio mancino profondissimo. Ed ecco che il mago di Sesto Pusteria — e poi dicono che è robotico — inventa: apre il compasso, produce un tweener di dritto che costringe l’avversario alla discesa a rete e lo passa con un dritto incrociato. Ma non è finita qui. Sinner guarda verso il suo box e manda un bacio. Applausi. Che sia per una scommessa vinta con i coach o per Anna Kalinskaya, la girlfriend russa che a Wimbledon non si era mai spinta così avanti, poco importa.
Un Sinner leggero, capace di improvvisazioni sul piano tattico, ha beneficiato dei generosi contributi di Shelton (37 errori non forzati e quattro set point sprecati nel terzo set, chiuso 11-9 al tie break). Così, Jannik conquista i quarti di Church Road per il terzo anno consecutivo, e la notizia è che non è solo. Jasmine Paolini approfitta del ritiro per infortunio di Madison Keys per vincere un match che si era abbondantemente guadagnata, e oggi alla compagnia dei celestini si potrebbe aggiungere Lorenzo Musetti, impegnato a scalare i 2,03 di Giovanni Mpetshi Perricard, la nouvelle vague francese che avanza. L’Italia sogna in grande: «È un momento ottimo per il nostro tennis».

Adesso Medvedev, tabù diventato vittima preferita. Quelle grandi di Jannik Sinner, archiviati i servizi di Shelton a 222 km/h, raccolgono tra i fili d’erba un’altra sfida con Daniil Medvedev, il confronto che in poco tempo è diventato un piccolo classico. Reduce da sei sconfitte di fila, l’anno scorso in Cina il numero uno del mondo aveva indirizzato il destino verso l’Italia: da allora cinque vittorie con l’uomo di Mosca (Pechino, Vienna, Torino, Melbourne, Miami), che ritroverà domani per un posto in semifinale. È inutile chiedere a Jannik se essersi impadronito dell’inerzia con Medvedev fa di lui automaticamente il favorito: ti risponde che ogni partita ha storia a sé, che di undici confronti diretti questo sarà il primo sul verde. E nemmeno conta che qui a Londra il barone rosso si sia annesso tutti e quattro i tie break giocati (tre con Berrettini, uno ieri con Shelton): «A queste cose non penso, ad Halle era successo l’opposto. Io da Daniil mi aspetto una reazione: farà quello che avevo fatto io per tirarmi fuori da quella striscia negativa».
Perché Sinner è il favorito a Wimbledon
È impossibile non considerare Sinner avvantaggiato, sia per il quarto di finale che per il torneo. Ieri Carlos Alcaraz ha perso un altro set con il francese Humbert, Djokovic (oggi contro la furia di Rune) continua a dire che il ginocchio è lontano dall’essere a posto (pretattica?), attenzione alla flessione nel terzo set (ceduto a Hanfmann e Berrettini, ben gestito con Shelton), ma il giorno di riposo, al netto del favore da spettatore da restituire ad Anna che affronta Rybakina in un match chiuso dal pronostico, servirà anche a riposare il corpo e registrare certe sbavature.
Con le sue tradizioni centenarie, le regole non scritte, la garanzia da testa di serie n.1 di giocare sempre sotto un tetto in questo inverno londinese (senza finire nel tritacarne dei match da recuperare), Wimbledon è una coccola per Sinner in love, rilassato nella sua nuova routine più elastica, non più aggrappato a riti che ormai non gli servono più. Ieri si è divertito («Ma non credo che tenterò altri tweener, non sono quel tipo di giocatore: è stata pura fortuna!»), ha svelato una curiosità da visconte dimezzato («A calcio palleggio con il piede sinistro ma dalla vita in su sono destro. Come gioco a golf? Male! Passo il tempo a raccogliere le palline…»), si distrae con le partite dell’Europeo e la Playstation, cerca di rimanere nel presente perché è inutile guardare oltre Medvedev. Mai chiedere a Sinner di affrontare un problema di domani, prima di aver risolto i rebus di oggi.
Non c’è motivo di preoccuparsi. Funziona la risposta, migliorano le statistiche al servizio (ieri 70% di prime in campo e 76% di punti vinti sulla prima), si conferma il trend di crescita di Jannik negli Slam. Lui continua ad andare in giro con il cappuccio tirato sulla testa, poi basta un riccetto rosso sfuggito dalla felpa e apriti cielo. È chiaro: Wimbledon vuole Sinner.