
La “missione segreta” della Corea del Nord in Russia preoccupa l’Occidente. Ma, soprattutto, segna un altro passo verso un accordo bellico fra Mosca e Pechino che rappresenta il vero punto di svolta del conflitto internazionale. Perché il regime di Pyongyang è legato a doppio filo con la Cina, che “usa” il dittatore Nordcoreano Kim Jong-Un per inviare messaggi trasversali al mondo. L’accordo fra il dragone e l’imprevedibile despota coreano è di lunga data: i due Paesi collaborano dal 1961 e recentemente hanno confermato i loro rapporti privilegiati. Ovvio quindi che il recente invio di una delegazione Nordcoreana a Mosca per “perfezionare gli accordi di collaborazione bellica e difesa reciproca contro le aggressioni” crei tensioni all’interno della Nato. Anche se gli scopi del viaggio di Kim Kum-chol, presidente dell’Università dell’Esercito Popolare, non sono dichiarati ufficialmente, non è difficile immaginare il perché di questa visita. Che, da una parte, serve a confermare la partnership fra i due Paesi. Kim Il-Sung, dall’inizio della guerra in Ucraina, ha fornito a Mosca grandi quantità di munizioni d’artiglieria e di razzi. Oltre a lotti di missili balistici a corto raggio.

Dall’altra parte, c’è la volontà dei nordcoreani di ottenere dalla Russia tecnologie avanzate e di carpire informazioni utili al proprio esercito. Kim vuole aggiornare l’addestramento delle proprie truppe, che sono rimaste isolate per decenni. E vuole sapere ciò che Mosca ha appreso in Ucraina sulle tattiche militari occidentali per prepararsi a un eventale conflitto con la Corea del Sud. Ma non è per questo che Putin ha voluto rendere pubblico, con la sua recente visita, l’accordo di collaborazione con la Corea del Nord. E non è per questo che ora “coccola” Kim Il-Sung – gli ha regalato una limousine e gli ha anche insegnato a guidarla. Queste mosse servono per lanciare un messaggio ben preciso: che l’Alleanza Atlantica, ora, non si trova di fronte solo la Russia, ma anche la Cina. E Kim, che di Pechino è una sorta di vassallo, può essere usato come testa di ponte per eventuali attacchi all’Occidente, nella logica della “guerra mondiale destrutturata” e non dichiarata alla quale da tempo stiamo assistendo.

Non a caso, il Presidente Sudcoreano Yoon Suk Yeol ha lanciato un allarme attraverso un’intervista alla Reuters. “La cooperazione militare fra Pyongyang e Mosca sarebbe una chiara minaccia e una sfida pesante alla sicurezza dell’Europa e della Penisola coreana“, ha dichiarato, sottolineando come un eventuale guerra fra le due Coree aprirebbe un altro fronte in cui tutti si troverebbero coinvolti. L’allarme riguarda anche il coinvolgimento diretto dell’esercito nordcoreano nella guerra in Ucraina. L’intelligence di Seul ha fatto filtrare indiscrezioni secondo le quali unità di genieri della Nord Corea potrebbero prendere posizione nelle regioni occupate dai russi. Kim ha potenziato i reparti specializzati nella costruzione e fortificazione dei tunnel, che probabilmente hanno aiutato anche gli Hezbolla libanesi e Hamas. Ora potrebbero essere utilizzati anche in Donbass. Il generale americano Pat Ryder, a questo proposito, ha detto che il coinvolgimento della Corea del Nord “è certamente qualcosa su cui dobbiamo vigilare“. Ma, a parte l’utilizzo di personale militare di Pyongyang, il messaggio è chiaro: se la Nato intensificherà la sua presenza in Ucraina, troverà a rispondere non solo Mosca, ma anche Pechino e i nuovi protagonisti dell’Alleanza anti-Occidentale. In un’esclation verso il conflitto globale che non è mai stata così preoccupante, proprio perché si colloca al di fuori del consueto rimpallo di minacce e avvertimenti che ha caratterizzato sinora la contrapposizione Usa-Russia.