Vai al contenuto

Verona, 33 braccianti indiani come schiavi, indagate due persone

Pubblicato: 13/07/2024 08:44

Un nuovo caso di sfruttamento lavorativo nelle campagne italiane è emerso, coinvolgendo due cittadini indiani nel ruolo di “caporali” e 33 loro connazionali come vittime. Questi ultimi erano stati attirati in Italia con la promessa di un futuro migliore, ognuno versando 17 mila euro per un permesso di lavoro stagionale. Tuttavia, per raccogliere questa somma, molti erano stati costretti a impegnare beni di famiglia o a indebitarsi con i “caporali”, lavorando tra 10 e 12 ore al giorno, sette giorni su sette, senza alcuna retribuzione.

Il compenso di soli 4 euro l’ora veniva interamente trattenuto dai caporali fino all’estinzione del debito. La Guardia di Finanza di Legnago (Verona) ha condotto una serie di perquisizioni su mandato della procura di Verona, coinvolgendo due caporali residenti a Cologna Veneta. Questi individui, titolari di ditte agricole senza dipendenti regolarmente assunti ed evasori totali, sono ora indagati per riduzione o mantenimento in schiavitù e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Durante le operazioni, sono state sequestrate loro risorse finanziarie per un valore di circa 475 mila euro.

Passaporti sequestrati e spostamenti “in incognito”

In alcuni casi, i caporali richiedevano ulteriori 13 mila euro ai lavoratori, promettendo il rilascio di un permesso di lavoro definitivo che, in realtà, non veniva mai concesso. Per garantire il silenzio e la sottomissione dei lavoratori, i caporali sottraevano loro i passaporti al momento dell’arrivo in Italia e vietavano loro di uscire dalle fatiscenti abitazioni in cui erano costretti a vivere, minacciando e attuando ritorsioni fisiche in caso di disobbedienza.

Le forze dell’ordine hanno documentato come i braccianti venissero ammassati e nascosti tra le cassette di ortaggi a bordo di mezzi telonati all’alba, per essere poi trasportati nelle campagne e serre della bassa veronese. Le perquisizioni sono state effettuate in tre alloggi di proprietà dei caporali a Cologna Veneta, dove i lavoratori vivevano in condizioni precarie e degradanti, in violazione delle norme igienico-sanitarie.

Le indagini, tuttora in corso, mirano a verificare i rapporti tra i caporali e le aziende che utilizzavano la manodopera a basso costo, per identificare ulteriori responsabilità. I 33 lavoratori hanno denunciato la loro situazione di sfruttamento, maltrattamento e segregazione. Per proteggerli da possibili ritorsioni, i Servizi sociali della Regione Veneto, in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, li hanno ricollocati in ambienti protetti e avviati verso percorsi lavorativi e di inclusione sociale. Inoltre, sono state avviate le procedure per il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di giustizia, e i passaporti sequestrati sono stati restituiti ai legittimi proprietari.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure