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Vivi per un nonnulla, quel millimetro che può cambiare la storia

Pubblicato: 14/07/2024 13:45

Era il 7 aprile 1926 quando Mussolini, uscendo dal palazzo del Campidoglio, rischiò di morire per mano di Violet Gibson. Un colpo di pistola dritto sul volto. Sarebbe potuta essere la fine del Duce, del fascismo. Una pagina immaginaria della nostra storia potrebbe essere raccontata, un “what if” alla Philip K. Dick. Mussolini si salvò grazie a un saluto romano fatto in quel preciso istante: tirò indietro il capo, come era suo tipico fare e così il proiettile lo prese solo di striscio sul naso, un cerotto e passa la paura. È una questione di attimi, frazioni di secondo che stabiliscono il corso della storia.
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Quando nella notte in Pennsylvania è stato premuto il grilletto, Donald Trump, pronto al secondo mandato da presidente, è stato iscritto involontariamente al lungo elenco di politici vittime di attentati. Solo pochi centimetri hanno stabilito se sarebbe entrato nel club degli eroi sopravvissuti o in quello dei rimpianti martiri.

Gli statunitensi giocano un campionato a parte. Il mandante morale dell’assalto al Campidoglio è stato il quindicesimo presidente (o ex) a cui hanno attentato la vita. Per quattro di loro quella frazione di tempo, quei pochi millimetri di spazio, sono stati fatali. Lincoln nel 1865 e Kennedy nel 1963 i più eclatanti, ma anche Garfield (1881) e William McKinley (1901).

Fuori dall’America comunque ognuno prova a fare del suo “meglio”: Sadat nel 1981 venne assassinato da membri dell’organizzazione estremista islamica Al-Jihad. Indira Gandhi nel 1984 dalle sue guardie del corpo in ritorsione all’operazione Bluestar, contro il Tempio d’Oro di Amritsar, uno dei siti più sacri della religione sikh. Rimase avvolta nel mistero per anni l’uccisione avvenuta nel 1986 di Olof Palme, primo ministro svedese. Solo nel 2020 la polizia scoprì chi fu l’attentatore.

«Chi disse “Preferisco avere fortuna che talento” percepì l’essenza della vita», ci insegna quel genio di Woody Allen. Trump, a ragione stando ai fatti, deve averne fatto una filosofia di vita. Ma in fondo non deve essere facile uccidere cariche politiche, i fallimenti sono più dei successi. Solo pochi mesi fa fortunatamente Robert Fico è sopravvissuto. Destino fortunato – sempre per quei imprevedibili, fatali centimetri – toccò anche a Sarkozy nel 2002, e anni prima a Papa Giovanni Paolo II, ferito da quattro colpi di pistola nel 1981.

Ma quello che sorprende di Trump è la reazione; da vero film hollywoodiano. Svincolatosi dai bodyguard, ecco che con sguardo fiero e il volto sanguinante guarda l’orizzonte, perché lui non ha paura di niente e di nessuno, perché lui sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Nemmeno Reagan, che l’attore l’ha fatto di mestiere, sarebbe riuscito a tenere così bene la parte. Eppure anche lui un attentato l’ha subito, ma per far uscire il carisma ha dovuto aspettare di arrivare in ospedale: «Spero siate tutti repubblicani», rivolto ai medici.

Forse l’unico che in quanto a carisma (per non dire pazzia) sarebbe in grado di vincere contro il Tycoon era nostro. Perché va bene che una statuetta del Duomo non è un proiettile, ma il sangue è lo stesso. E anche Berlusconi volle farsi vedere dagli spettatori, grondante di sangue, fiero, coraggioso nonostante tutto. Lui sì che conosceva bene il mondo dello spettacolo.

Chissà cosa comporteranno quei pochi centimetri che nella notte passata hanno salvato la vita a Donald Trump. Quante volte hanno già cambiato il corso della storia, quante volte la cambieranno.

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