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L’America a un centimetro da una guerra civile, la cupa profezia: “Trump sarà accolto come Lazzaro”

Pubblicato: 15/07/2024 10:55

Dopo l’attentato che per un solo centimetro non è costato la vita a Donald Trump, tornano in mente le dichiarazioni rilasciate da Ray Dalio solo poche settimane fa. Dalio, per chi non lo conoscesse, è il fondatore di Bridgewater Associates, uno dei più importanti fondi di investimento del mondo. Non esattamente una persona qualunque. Poco tempo fa, in un’intervista al Financial Times, aveva affermato che a causa di una situazione economica e politica particolarmente tetra, l’America sarebbe stata sull’orlo di una guerra civile. “Siamo sull’orlo del precipizio”, aveva spiegato il magnate americano. Parole che oggi suonano quasi profetiche, dopo quanto accaduto al candidato repubblicano. E oggi, a conferma di quanto affernato da Ray Dalio, l’analista politico e fondatore del Think Thank Eurasia, Ian Bremmer, ha esternato preoccupazioni simili in un’intervista pubblicata da Samuele Finetti sul Corriere della Sera. “L’America è una nazione sotto choc“, ha spiegato Bremmer. “E questo trauma arriva in un momento estremamente delicato: nel bel mezzo di una campagna elettorale, che rende la posta in gioco molto più importante. L’impatto di ciò che è successo sarà molto più pericoloso“.

Il fondatore di Eurasia Ian Bremmer

Forse non è un caso se gli allarmi arrivano sia da analisti politici, sia da protagonisti del mondo della Finanza e degli investimenti. Perché al di là delle apparenze, le economie occidentali sembrano trovarsi a un bivio. Con un sistema economico che non funziona più, o perlomeno che ogni giorno rende più profonda la distanza fra una elite di privilegiati sempre più ricchi e potenti e una classe media – la vera spina dorsale delle società – che arranca. Non a caso, il think thank di Eurasia afferma che “il rischio di instabilità sociale e violenza ora sarà molto più alto, specie via via che le elezioni si avvicineranno”. Lo spettro di uno scontro interno al Paese, dunque, è sempre presente in queste analisi. Ora, spiega Bremmer, “Trump sarà accolto come Lazzaro alla convention repubblicana, otterrà un vastissimo consenso dai delegati e dalla base e ha molte più chance di vincere rispetto a prima. Anche perché il fatto che sia riuscito a rialzarsi e ad agitare il pugno senza avere idea se il killer fosse ancora in grado di colpirlo è straordinario. Una vera dimostrazione di quanto sia determinato. Ovviamente Biden non lo avrebbe fatto“.

Ma Bremmer non si ferma a queste considerazioni. Interrogato sul prossimo futuro del Paese e sulle possibili ripercussioni dell’attentato, l’esperto di politica Usa ricorda che “negli Stati Uniti il 25% dei cittadini giustifica la violenza come strumento legittimo per rovesciare le istituzioni al fine di salvare il Paese. Aggiungiamo che ormai moltissimi credono che gli avversari politici siano una minaccia per la democrazia. Aggiungiamo poi l’altissimo numero di armi nelle mani di quegli stessi cittadini e l’alta incidenza di disturbi mentali. Quindi il problema è davvero serio“. Prima Dalio, poi Bremmer. Entrambi preoccupati per il possibile verificarsi di disordini interni alla Nazione e addirittura dallo scoppio di una possibile guerra civile negli Stati Uniti. In molti hanno pensato che se quel proiettile fosse stato esploso un istante prima, o un istante dopo, e l’attentatore avesse raggiunto il suo scopo, il rischio di sommosse e di scontri armati sarebbe diventato concreto. L’America oggi si interroga e si lecca le ferite, consapevole di essere stata a un solo centimetro dal possibile scoppio di una rivolta interna dalle conseguenze imprevedibili.

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Ultimo Aggiornamento: 15/07/2024 11:00

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