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Attentato a Trump: “Quella foto è una bufala”, la teoria di Ferdinando Mezzelani

Pubblicato: 16/07/2024 19:57

“Un’autentica barzelletta, un tarocco”. Senza giri di parole Ferdinando Mezzelani, titolare dell’agenzia GMT e noto fotografo di Sport e Salute e del Coni, ha commentato alle pagine dell’Adnkronos della foto realizzata da Doug Mills, per il New York Times. Lo scatto mostra la scia del proiettile che ha colpito l’orecchio dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump: “Non ha senso fare una foto a una persona ferma a 30-40 fotogrammi al secondo, con un tempo di 1/8000. E’ un tempo che nessun fotografo userebbe per fotografare una persona che parla a un comizio. Si usa per il poligono alle Olimpiadi, per ‘fermare’ una palla giocata da Sinner o il passaggio di una macchina di Formula 1. Io lo userò alle Olimpiadi, per scattare le foto delle gare di tiro a volo”.
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Mezzelani, che è stato a lungo anche collaboratore del Messaggero e di Dagospia, è andato oltre. “Se imposti quel tempo per fotografare Trump fermo come una statua, aspetti solo un attentato e un proiettile…”. Questo, anche perché “non ha neanche senso scattare in sequenza diecimila foto identiche. Lo può fare solo un fotografo che non sa tenere in mano una macchina fotografica”.

“Statisticamente quel fotografo realizza le foto in quella maniera? Conosco già la risposta. Anche mio cognato Zeno Colantoni, noto fotografo d’arte, si è messo a ridere riflettendo sul rapporto iso, tempi e diaframmi di quella foto”, ha detto Mezzelani.

Ci sono altri elementi che secondo il fotografo non tornano guardando le foto scattate nei secondi che hanno seguito l’attentato a Trump. “Si ha l’impressione che abbiamo fermato Trump per dargli il tempo della seconda e della terza foto”, ha spiegato , parlando anche dell’altro scatto che sta facendo il giro del mondo, quello del premio Pulitzer Evan Tucci con l’ex presidente degli Stati Uniti insanguinato, il pugno al cielo e la bandiera americana esposta alle spalle. “La bandiera è anche perfettamente angolata verso il fotografo, sembra una foto in sala posa”. E ancora: “E’ strano che stai al centro perfetto di un palco non significativo, non ci sono foto da lontano, non esiste il contesto. Sono cose chiuse, li hanno messi in un punto specifico, molto vicino, e notoriamente i fotografi americani sono molto diligenti, stanno dove li metti. Non ci sono altre foto scattate da lontano con il teleobiettivo, come sempre”, argomenta Mezzelani, sollevando altri dubbi sull’attendibilità di scatti che sono in ogni caso destinati a passare alla storia.

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Ultimo Aggiornamento: 16/07/2024 20:08

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