
Donald Trump potrà piacere oppure no, di solito le fazioni di chi lo adora e di chi lo detesta sono equamente rappresentate, ma di sicuro non si può dire che manchi di iniziativa. “The Donald” negli ultimi giorni ha accentrato su di sé le attenzioni del mondo intero. Prima involontariamente, scampando per miracolo a un attentato che avrebbe potuto costargli la vita. Poi con le sue apparizioni al Congresso Repubblicano, dove la scelta del 39enne Senatore J.D. Vance come suo eventuale Vicepresidente ha sparigliato ulteriormente le carte – non solo in patria, ma anche per i riflessi che la nomina dell’isolazionista Vance potrebbe avere per l’Europa. E ora il Candidato Repubblicano, un po’ a sorpresa, ha rilasciato a Bloomberg Businessweek alcune dichiarazioni davvero clamorose e in parte inattese. Perché riguardano uno dei luoghi più caldi del Pianeta, forse ancor più dell’Ucraina, nel quale gli Stati Uniti hanno grandi interessi commericali e strategici e un contenzioso aperto con la Cina: l’Isola di Taiwan.

“Rispetto la popolazione di Taiwan”, ha spiegato Trump nell’intervista. “Hanno preso il 100% delle nostre attività sui chip. Taiwan dovrebbe pagarci per la difesa: non siamo diversi da una compagnia assicuratrice. Taiwan non ci dà nulla, è a migliaia di chilometri da noi”. Affermazioni che, come ovvio, rischiano di aprire un clamoroso caso diplomatico, qualora il tycoon riuscisse a tornare alla Casa Bianca. Intanto, queste dichiarazioni hanno immediatamente portato a un crollo in Borsa per le azioni della principale azienda produttrice taiwanese di Chip ad alta tecnologia, la Tsmc. Anche se gli Stati Uniti sono il fornitore principale di armi di Taiwan in funzione anti cinese, fra i due Paesi non c’è un accordo formale di difesa. Nonostante questo, Joe Biden aveva rilasciato alcuni commenti che sembravano confermare la volontà americana di difendere l’isola in caso di attacco di Pechino. Una mossa che sembrava scontata, vista l’importanza delle forniture tecnologiche dell’isola a tutto l’Occidente. Ora invece le parole di Trump cambiano in parte le carte in tavola. E il settore dell’alta tecnologia è in fermento.

Lecito chiedersi se nei progetti di The Donald sia compreso un trasferimento della produzione dei chip in territorio statunitense. La taiwanese Tsmc ha investito 36 miliardi di dollari per costruire nuove fabbriche all’estero, di cui tre in Arizona. Ma ha anche affermato che la maggior parte della sua produzione resterà a Taiwan. Anche ipotizzando la volontà di cambiare l’attuale situazione e di spostare la produzione negli Usa, la mossa richiederebbe tempo e ingenti risorse. Anche per questo non ci si aspettava l’uscita di Trump. Nel frattempo, la Cina ha inviato nuovamente la sua flotta nello Stretto di Taiwan. Secondo quanto comunicato dal Ministero della Difesa taiwanese, si tratta questa volta di 18 aerei militari e di 7 navi da guerra. Ora in questo clima di scontro, con i cinesi che accusano gli Stati Uniti di voler aiutare l’isola a effettuare la secessione da Pechino, si insinuano le parole di The Donald, che potrebbe, una volta eletto Presidente, cambiare completamente le carte in tavola. Come e con quale preciso scopo, per ora non è dato saperlo. Ma l’impressione è che il candidato dei Repubblicani stia cercando di raffreddare i possibili focolai di guerra internazionali per poi occuparsi, insieme al suo Vice J.D. Vance, di rafforzare l’economia americana. Anche passando attraverso decisioni clamorose.