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Armi a Kiev, l’Europarlamento va nel panico. Gli emendamenti rischiano di bloccare gli aiuti di Bruxelles

Pubblicato: 18/07/2024 11:36

Mentre l’America di Trump promette di smarcarsi e di far pagare agli alleati le spese per gli aiuti militari d’Oltreoceano, l’Europarlamento, dietro a una facciata che vorrebbe mostrare unità di intenti, va nel panico. Anche se non si dice ancora apertamente, le spaccature che si stanno verificando all’interno degli stessi gruppi presenti nell’aula di Bruxelles rischiano di rendere impossibile il lavoro della Commissione. Sia a destra, sia a sinistra si fanno dei distinguo e c’è chi vota in ordine sparso. Le delegazioni italiane non fanno eccezione, e il Pd si è diviso addirittura in tre parti sulla proposta di rafforzare le capacità delle industrie militari. Ma il problema è generale. Basti pensare alle posizioni, lontane da quelle della maggioranza, del terzo gruppo più numeroso presente in Parlamento, quello dei Patrioti. Non a caso a Roma la situazione è speculare, con Salvini che si oppone all’invio di armi e si mette di traverso rispetto al resto del centrodestra.

Gli interventi sulla guerra non possono sottostare a mille distinguo. Il punto fondamentale è che le decisioni devono essere veloci. E c’è da aspettarsi che nel prossimo futuro fioccheranno gli emendamenti, e che il percorso del Parlamento Europeo sarà irto di ostacoli e di rallentamenti. Non esattamente quello che sarebbe necessario, almeno nelle intenzioni di chi vorrebbe continuare ad aiutare Zelensky per evitare la vittoria di Putin. In gioco non c’è tanto l’unità dei gruppi, che è già saltata sia a destra che a sinistra. Ma la possibilità di continuare con le politiche attuali. Anche perché diversi Paesi europei, Italia compresa, sono sottoposti a procedura di infrazione per deficit eccessivo. Dove troveranno le risorse per aumentare le spese militari? Tagliando ulteriormente il Welfare? Così ci sarebbe il rischio di disordini sociali, anche in Francia e Germania. E se verrà eletto Trump e gli Usa faranno un passo indietro, il castello di carte sarà destinato a crollare. Per questo Zelensky, che non è uno sprovveduto, ha aperto ai negoziati di pace con la Russia. Con l’America di Trump e un’Europa debole, sa che per l’Ucraina sta per suonare l’ora della resa. A meno che The Donald non perda le elezioni. Per questo il 6 di Novembre, quando verrà proclamato il nuovo Presidente Usa, ci sarà la resa dei conti. E il mondo potrebbe trovarsi proiettato in un’altra Era dai contorni non ancora definiti.

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