Sono ancora avvolti nel mistero i ritrovamenti di due cadaveri emersi dalle acque in due distinte località lombarde. In entrambi i casi, è stato impossibile risalire all’identità delle vittime e sono in corso indagini da parte delle Forze dell’Ordine. Il primo corpo è stato recuperato dai Vigili del Fuoco, grazie alla segnalazione di un passante, incastrato fra gli scogli lungo il fiume Serio, in una zona compresa fra i Comuni di Gorle e Pedrengo, in provincia di Bergamo. Il cadavere era in avanzato stato di decomposizione, segno che il corpo della persona deceduta dev’essere rimasto in acqua per diverso tempo. Si tratterebbe di un uomo di età compresa fra i 30 e i 35 anni alto circa 1,70, di carnagione chiara e con gli occhi castani. Quando è stato ritrovato aveva indosso solo una camicia di colore chiaro ed era privo di documenti. Come segni di riconoscimento, gli inquirenti hanno indicato un tatuaggio sulla parte sinistra del torace che ritrae due pugni che si toccano, con la scritta “family” in basso, e un orecchino ad anello all’orecchio sinistro.
Sembra che sull’uomo non siano stati trovati segni di morte violenta, almeno secondo i primi accertamenti effettuati. La salma si trova ora all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. I Carabinieri hanno invitato chiunque possa avere informazioni utili a contattarli. L’altro corpo, questa volta appartenente a una donna, è stato scoperto da un pescatore sul Lago di Garda in località Tremosine, in provincia di Brescia. Il corpo è affiorato a riva e anche in questo caso non vi sono segni di violenza. Secondo il quotidiano BresciaToday, pochi minuti ci sarebbe stata una svolta nelle indagini. La donna sarebbe stata identificata come una 63enne abitante nella Provincia di Trento. La sua auto sarebbe stata ritrovata poco distante. Tra le prime ipotesi emerse, ci sarebbe anche quella di un gesto volontario da parte della vittima, ma non si sa ancora – nel caso venisse confermato il suicidio – come la donna si sarebbe tolta la vita.