Sono trascorsi 17 mesi dal naufragio di Cutro, nella quale morirono almeno 98 migranti, 35 dei quali bambini. Ora la procura di Crotone ha chiuso le indagini: secondo gli inquirenti, quella strage si poteva evitare. Gli indagati all’interno della Guardia di Finanza aumentano da tre a quattro. Mentre diminuiscono da tre a due quelli della Guardia Costiera. Anche se le singole responsabilità della notte fra il 25 e il 26 febbraio 2023, quella del naufragio, si capiranno meglio nelle prossime ore quando verranno depositati gli atti.
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Strage di Cutro: la decisione della Procura di Crotone
Secondo il pubblico ministero della Procura di Crotone, Pasquale Festa, i quattro indagati della Guardia di finanza avrebbero sbagliato le modalità di azione dopo la segnalazione del caicco 40 miglia al largo dalle coste calabresi e le comunicazioni di quella notte con la Guardia costiera. Mentre i due indagati della Guardia Costiera (due ufficiali di ispezione), sono accusati di non aver fatto nulla.
“Ce ne occupiamo noi, mare permettendo”, comunicò quella notte la Guardia di Finanza. Ma quel “mare permettendo”, secondo la Procura, avrebbe dovuto mettere in allarme la Guardia Costiera, che era ben al corrente che quella notte c’era mare grosso e la situazione meteo era in peggioramento.
Il responsabile della sala operativa della Costiera di Reggio Calabria è uscito dall’inchiesta. Mentre il nuovo inquisito è il responsabile capoturno della sala operativa della finanza di Vibo Valentia. “Un nostro mezzo in pattugliamento sta aspettando il target (la barca con i migranti, ndr) a due-tre miglia dalla costa”, disse l’uomo via radio. Ma in realtà quell’imbarcazione stava rientrando in porto per rifornirsi di carburante.