Pensavamo di essercene liberati una volta per tutte, e invece no. Dopo 4 anni torna l’allarmismo Covid e soprattutto la spinta alla vaccinazione, in particolar modo per i più piccoli. Quelli già costretti inutilmente a vaccinarsi 4 anni fa perché altrimenti avrebbero “ucciso i propri nonni“. La loro propaganda è ripartita in piena estate. “Covid in risalita: tutto sui vaccini contro le nuove varianti, chi li deve fare e per quanto”, titola ad esempio un lungo articolo di Repubblica, assai sensibili alla “causa”. E allora Claudio Romiti, sul sito di Nicola Porro, ha voluto fare l’analisi di questo articolo. E cosa emerge? “In estrema sintesi, dopo essersi rammaricata per la evidente disaffezione di massa che sta interessando da tempo questi controversi elisir di lunga vita, la Zorzetto passa la palla ad Antonio Cassone, membro dell’American Academy of Microbiology e autore del libro ‘Dialogo sui vaccini’, il quale esordisce con la seguente raccomandazione: ‘Ad oggi, poiché i vaccini in questione sono comunque in grado di proteggere dalla malattia, è opportuno immunizzare i fragili, gli anziani, gli operatori sanitari e bambini/ragazzi mai vaccinati o con qualche problema di salute'”.
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Rieccoci, quindi. La necessità di vaccinare i giovanissimi che non si sono mai vaccinati. E giustamente non si sono vaccinati, perché come hanno svelato in modo incontrovertibile studi e dati scientifici, questi ultimi non hanno mai rischiato nulla, neppure quando il virus circolava nella sua forma più aggressiva. Continua l’analisi di Romiti: “Passiamo direttamente all’aspetto più inquietante espresso proprio da Cassone: quello legato al rapporto rischi/benefici insito in codesta particolare vaccinazione. Questa la sorprendente asserzione di Cassone, rispondendo alla domanda sugli effetti collaterali, egli sostiene che attualmente non se ne conoscono nuovi rispetto a quelli che già conosciamo. Dopodiché aggiunge: ‘L’unico problema riguarda i più giovani: bambini e ragazzi. Se li si vuole vaccinare (dai 6 mesi in su) vanno considerate due cose: fino a 12-13 anni hanno molta capacità di resistere a una malattia, ma, viste le ultime nuove varianti Covid, il problema di facilitarli nel fronteggiare il virus si pone. Inoltre, se si tratta di bambini nati da poco, dai 6 mesi in su, c’è il rischio di effetti collaterali, parlo della miocardite, che però sarà meno grave di quella che potrebbero accusare ammalandosi di Covid‘”. Riassumendo: giovani e giovanissimi non corrono rischi con il Covid, ma per Repubblica è preferibile sviluppare problemi cardiaci piuttosto che beccarsi un raffreddore, perché il Covid ormai quello è.