Nel mezzo di un turbinio mediatico e politico, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha deciso di schierarsi apertamente con Imane Khelif, pugile algerina che sta lottando non solo sul ring, ma anche contro un’ondata di critiche e disinformazione. Dopo il controverso incontro con l’italiana Angela Carini, il CIO ha condannato duramente le accuse rivolte a Khelif, difendendo la sua inclusione nelle Olimpiadi come un atto di giustizia contro la discriminazione.
Il diritto allo sport senza discriminazioni
Nel comunicato, il CIO ha sottolineato l’importanza di permettere a tutte le persone di praticare sport senza subire discriminazioni. Ha confermato che Khelif soddisfaceva pienamente i criteri di ammissione alle competizioni femminili, criteri che sono stati gli stessi fin dalle Olimpiadi di Tokyo 2021. Ha inoltre denunciato la circolazione di «informazioni ingannevoli» su Khelif e su un’altra pugile esclusa dai Mondiali 2023.
La controversia con l’IBA
La decisione di escludere Khelif dai Mondiali 2023 dell’IBA è stata definita dal CIO come un esempio di «pessima governance». Secondo il CIO, il cambiamento dei criteri di ammissibilità durante le competizioni senza seguire una procedura corretta e basata su prove scientifiche è inaccettabile. L’IBA, un’organizzazione già controversa e non più riconosciuta dal CIO a causa di scandali di corruzione, ha sede in Russia ed è guidata da Umar Kremlev, un imprenditore vicino a Vladimir Putin.
Il contesto politico: tra disinformazione e sostegno
Dopo l’incontro con Carini, Khelif è stata oggetto di un’enorme attenzione mediatica e di violenti attacchi verbali, specialmente da parte di commentatori di destra in Italia e altrove. Alcuni l’hanno erroneamente identificata come pugile trans, nonostante non ci siano prove a supporto di questa affermazione. La situazione si complica ulteriormente a causa dei legami politici ed economici tra Italia e Algeria, con quest’ultima diventata un partner cruciale per l’Italia dopo la guerra in Ucraina.
Sostegno algerino: simbolo contro la discriminazione
In Algeria, Khelif è diventata un simbolo di coraggio e resistenza contro la discriminazione. Il ministro dello Sport, Abderrahmane Hammad, ha espresso solidarietà a Khelif, definendola «figlia, sorella e campionessa» del popolo algerino. Nonostante le rigide leggi algerine che non riconoscono la transizione di genere e criminalizzano l’omosessualità, Khelif è vista come una donna dalla sua nazione, che la sostiene con forza.
Imane Khelif: una storia di coraggio
A 25 anni, originaria di Tiaret, Khelif ha affrontato pregiudizi in una regione conservatrice dove le donne raramente praticano la boxe. Proveniente da una famiglia modesta, è diventata un’icona di determinazione e speranza per l’Algeria. Dopo l’incontro con Carini, Khelif ha ringraziato il suo popolo, esprimendo il desiderio di vincere l’oro olimpico. La sua storia è un potente richiamo alla lotta contro le discriminazioni e un invito a sostenere il diritto di ogni atleta di competere al massimo livello.