La Gran Bretagna è scossa, in buona parte del suo territorio, da manifestazioni di violenza e da proteste che hanno creato un clima da guerra civile. Prima di cercare di capire che cosa succede e perché, va detto chiaramente che qualsiasi manifestazione di violenza contro cittadini (stranieri o no) inermi e contro le loro attività è una barbarie inaccettabile da condannare con la massima durezza. Ma basta incentrare la narrazione dei fatti puntando il dito contro le azioni dell’estrema destra, contro i gruppi neo nazisti o razzisti e gli “hooligan” per spiegare fino in fondo ciò che sta succedendo? O non c’è bisogno di andare un po’ più a fondo per comprendere le dinamiche che hanno portato anche tanti cittadini comuni nelle piazze? Le proteste e le violenze che hanno funestato parte del Regno Unito sono partite dopo l’orribile assassinio di tre bambine a Southport per mano di un ragazzo di 17 anni, figlio di immigrati ruandesi. Una follia che ovviamente non ha a niente che vedere con gli immigrati, ma che ha scatenato una rivolta non solo nella cittadina colpita dal massacro, ma anche a Hull, Liverpool, Leicester, Belfast e altre città.
Qualsiasi persona di buon senso non può che essere inorridita di fronte a scene di violenza gratuita, pestaggi e distruzione. Risuonano come un monito le parole di Debbie Stokes, una cittadina inglese che in un’intervista a Sky News ha dichiarato di essere “scioccata per aver scoperto quanti miei conoscenti sono in realtà dei razzisti, che strumentalizzano il pretesto della terribile strage di bambine a Southport. I nazisti bruciavano libri, qui (a Liverpool, ndr) bruciano una biblioteca. E’ disgustoso. Ieri sera pensavo a tutti i miei vicini di casa stranieri e a quanto erano spaventati dalle orrende scene a cui abbiamo assistito”. Parole terribili, come terribile è stato il linciaggio di un’innocente famiglia che passava in macchina a Hull al grido di “uccidiamoli”. Con corollario di saluti nazisti. O dal pestaggio di un povero immigrato africano che è stato salvato solo dall’intervento della Polizia. O dagli assalti violenti alle Moschee. Scene orrende che riportano alla memoria gli Anni 20 e 30 del XX secolo. E poi notizie di attività, negozi, punti di ristorazione distrutti senza motivo. Vite di persone innocenti devastate e rovinate senza rimedio. Ma di fronte alla quantità di persone che hanno partecipato alle proteste poi divenute violenze, basta attaccare l’estrema destra e i neonazisti? O forse sarebbe anche il caso di chiedersi il perché di questo preoccupante ritorno di certe ideologie violente?
Il fenomeno non riguarda solo l’Inghilterra, ma anche altri Paesi europei, a partire dalla Germania e dai land dell’Est del Paese. Forse è il momento di ammettere che in Europa esiste un grave problema sociale. Con città e quartieri di gran lusso tirati a lucido, dominati da un gotha economico finanziario irraggiungibile, che espelle dalle metropoli non solo i ceti popolari ma sempre più spesso anche il ceto medio. E periferie sempre più degradate e colpite da frequenti fenomeni di criminalità organizzata. Con l’integrazione fra culture diverse che si è rivelata un fallimento, perché nelle società di ogni tempo ci sono dinamiche che non possono essere forzate all’improvviso senza creare conseguenze. I fatti di Inghilterra e Irlanda del Nord segnalano l’insofferenza di ceti popolari che si sono ritrovati impoveriti e che, a differenza di chi vive nell’agio, hanno dovuto sopportare un aumento della criminalità che non dipende dal fatto che gli immigrati siano malviventi, ma da una guerra fra poveri che è stata innescata dalle dinamiche economiche volute dall’alto. E la diminuzione della sicurezza per i cittadini prima o poi porta a una reazione. Come ci ha insegnato Manzoni, quando una folla esplode non ragiona più, fa cose assurde e crudeli, diventa un gregge facile da manipolare per i propri scopi da parte dei gruppi estremisti. Per questo dovremmo fermarci a riflettere su come impedire che il disagio sociale risvegli definitivamente certi fantasmi che speravamo di esserci lasciati alle spalle. Ed è una riflessione che va fatta prima che sia troppo tardi.