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Mogol: “Credo nell’Aldilà. Battisti ha cercato di contattarmi ed è nata la nostra ultima canzone…”

Pubblicato: 05/08/2024 15:37

Mogol, il più famoso paroliere italiano, protagonista di un leggendario connubio con il mai dimenticato Lucio Battisti, ha appena pubblicato un libro intitolato “La Rinascita“. Un saggio che spiega come comportarsi per vivere bene e a lungo, creando uno stato di armonia fra il corpo, la mente e l’anima. Senza aver paura della morte. “Io credo nell’Aldilà“, ha spiegato l’artista ad Antonio Polito in un’intervista per Sette – Corriere della Sera. “E’ più difficile nascere che morire. Sono credente, quindi sereno. Ho fiducia che Dio mi accoglierà. Se poi dovrò fare qualche anno di Purgatorio va bene, lo farò”. Nella sua lunga “confessione” al giornalista del Corriere, Mogol racconta dei suoi metodi per mantenersi in forma. Fra i quali una regolare frequentazione delle palestre. “Dopo la guerra”, racconta Giulio Repetti (questo il suo vero nome), “finite le nostre ristrettezze, mia madre mi diede così tanta carne rossa che mi ha ostruito le arterie. E’ stato il mio unico errore di alimentazione. Ma ora ho 4 bypass e sto meglio di prima“. Il tema del benessere psico fisico e quello della morte si accompagnano nel corso della chiacchierata con Polito. Ed emerge una storia curiosa su una delle due canzoni che Mogol ha dedicato proprio alla Signora con la Falce. La prima, Dormi Amore, è una toccante ballata scritta per la moglie Daniela Gimmelli, con parole che immaginano come l’artista potrebbe tornare a farle visita dopo aver lasciato questo mondo.

La seconda, invece, ha una storia molto particolare. Che, neanche a dirlo, ha a che fare con la vita dopo la morte. “Lucio Battisti, dopo averci lasciato, cercò di comunicare con me“, racconta Repetti. “Due persone fra loro sconosciute, fra cui una medium, mi hanno riferito di avere ricevuto segnali inequivocabili da parte dello spirito di Lucio Battisti“. Il popolare cantautore, infatti, avrebbe chiesto all’amico di un tempo di scrivere un pezzo di addio che lo stesso Lucio avrebbe voluto lasciare, ma che non aveva fatto in tempo a realizzare. Un giorno un altro musicista grande amico di Mogol, Gianni Bella, gli fece ascoltare una melodia appena composta al pianoforte. E il paroliere decise che si trattava della musica giusta per accontentare lo “spirito” del sodale di sempre, Lucio Battisti. Nacque così il testo della canzone Arcobaleno, che in pratica secondo Mogol rappresenta una sorta di ultima collaborazione con l’amico musicista. Repetti assicura che ciò che racconta è tutto vero: “Non rischio l’Aldilà per una bugia”, dice. E interrogato su come si immagini nell’Aldilà, l’artista risponde come suo solito in modo poetico: “Come un espandersi, una dissolvenza della Natura, un identificarsi in essa”.

Mogol ha anche raccontato di essere impegnato in un grande progetto insieme a Riccardo Cocciante: si tratterebbe di un’opera musicale sulla vita di San Francesco, della quale ancora non si sa nulla. Ma i due si incontrano ogni tanto a Tuscolano per suonare, scrivere e comporre questo lavoro. “Riccardo è un genio della nostra musica“, dice Repetti. “Ma lo sa che la sua Notre-Dame de Paris è lo spettacolo musicale più eseguito nel mondo?”. Fra i grandi musicisti che hanno accompagnato la sua vita artistica Mogol ricorda Luigi Tenco, al quale aveva consigliato di non andare a Sanremo nell’anno della sua tragica morte. “Gli dissi che la canzone era perfetta, ma che non doveva portarla al Festival, perché quel pezzo dimostrava che lui era su un altro livello”. Poi Mango, “persona dolcissima e artista di livello mondiale”. E Gianni Bella, “straordinario musicista purtroppo colpito da un ictus che gli ha tolto la parola”. Infine, l’ultima riflessione è dedicata al figlio Alfredo, anche lui paroliere di successo, autore molto apprezzato presente quest’anno a Sanremo con tre canzoni. “”Insomma sono un uomo fortunato“, conclude Mogol. “Amato e protetto. Perché non riconoscerlo e ringraziarne ogni giorno il Signore?”.

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