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Delitto Via Poma: a 34 anni di distanza non c’è ancora un colpevole. Chi potrebbe aver ucciso Simonetta Cesaroni

Pubblicato: 07/08/2024 17:58

34 anni fa, l’omicidio Simonetta Cesaroni, 20enne trovata senza vita nell’ufficio romano dell’Aiag (Associazione italiana alberghi della gioventù) di via Poma, dove lavorava come segretaria, la sera del 7 agosto 1990. Il corpo di Simonetta, seminuda e colpita da ventinove fendenti, fu scoperto in una scena del crimine già compromessa dalla presenza di numerose persone accorse sul luogo del delitto. Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni resta quindi un mistero. Tra gli scenari precipitati al centro del giallo di via Poma, persino quello di un presunto coinvolgimento della Banda della Magliana. Mai un riscontro, però, che potesse portare alla svolta decisiva per arrivare all’assassino.
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Pietro Vanacore, il portiere del palazzo dove lavorava Simonetta, fu uno dei primi sospettati. Tuttavia, dopo essere stato indagato e prosciolto, Vanacore si tolse la vita vent’anni dopo il delitto, portando con sé segreti e dubbi che non sono mai stati chiariti. Altro protagonista fu Raniero Brusco. Brusco, fidanzato della vittima, fu arrestato e condannato in primo grado a ventiquattro anni di carcere nel 2011. Tuttavia, la condanna fu ribaltata in appello nel 2012, quando Brusco fu assolto. Una perizia tecnica dimostrò che la ferita sul capezzolo di Simonetta non era un morso, come inizialmente ipotizzato.

7 agosto 1990: il delitto di via Poma in cui morì Simonetta Cesaroni

Negli ultimi anni, le indagini si sono concentrate su Mario Vanacore, figlio del portiere Pietro. Secondo una nuova ipotesi investigativa, Mario sarebbe entrato nell’ufficio di Simonetta tra le 17.50 e le 18.15 per fare telefonate interurbane gratuite. Approfittando della solitudine della ragazza, avrebbe tentato di abusare di lei, e al suo rifiuto, l’avrebbe uccisa. Tracce di sangue del “gruppo A”, non riconducibili a Simonetta, furono trovate sul lato interno della porta e sulla maniglia, sostenendo questa teoria. Nonostante queste indagini, la Procura ha ritenuto le prove insufficienti e le accuse contro Mario Vanacore sono state archiviate.

L’analisi della scena del crimine è stata complicata dalla presenza di molte persone che hanno contaminato le prove. Antonio Del Greco, ex funzionario della Polizia, ha ricordato come la scena fosse già stata compromessa quando arrivò sul posto. Le tracce di sangue rilevate erano estremamente piccole e le circostanze esatte dell’omicidio rimangono poco chiare.

Il caso di Simonetta Cesaroni ha avuto un impatto profondo non solo sulla sua famiglia, ma anche sull’opinione pubblica italiana. A distanza di trentaquattro anni, l’assassino di Simonetta non è ancora stato trovato, e il caso rimane irrisolto, lasciando un senso di giustizia incompiuta.

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