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Prove di guerra fra Russia e Occidente, si apre il fronte africano. In Libia le truppe di Haftar, amico di Putin, puntano Tripoli

Pubblicato: 09/08/2024 18:40

Non c’è pace per questo mondo martoriato. I fronti di guerra si moltiplicano, secondo una strategia che sia dal punto di vista militare, sia da quello commerciale tende a evitare il confronto diretto fra le Superpotenze. Sostituito da molti focolai bellici, piccoli o grandi che siano. Una situazione pericolosa in cui potrebbe bastare un evento fuori controllo per scatenare un conflitto di portata ben più preoccupante. Ora l’attenzione internazionale, in attesa di capire se l’Iran deciderà o no di colpire Israele, si sposta verso la Libia, e più precisamente verso l’Oasi di Gadames, snodo strategico perché si trova sulla rotta dei migranti subsahariani che dal Niger si spostano verso il Mediterraneo. Le truppe guidate da uno dei figli di Khalifa Haftar, capo militare considerato sempre più l’uomo forte di Libia, si stanno muovendo attraverso il deserto in direzione dell’oasi e verso i confini di Tunisia e Algeria. A capo di questo esercito c’è Saddam Haftar, uno dei sei eredi designati di Khalifa. Se Saddam riuscisse a portare a termine l’operazione, si verificherebbe la rottura dell’armistizio che regna nel Paese africano dal 2020.

Dopo la destituzione di Gheddafi voluta soprattutto da Usa e Francia, in effetti, la Libia è stata solo apparentemente pacificata. Ma sotto la superficie covano le braci di una profonda divisione, tanto che nel Paese Nordafricano si sono imposti due governi rivali. Uno, riconosciuto dall’Onu, ha sede all’Ovest ed è guidato da Hamid Dbeibeh. L’altro, a Est, è per l’appunto nelle mani di Haftar e della sua famiglia. E, particolare molto importante, gode dell’appoggio della Russia di Putin. Ma anche dell’Egitto e degli Emirati Arabi. Perché la verità è che l’azione degli eserciti occidentali in Libia di qualche anno fa ha portato alla frammentazione del Paese a all’insorgere di un clima sempre sul punto di esplodere. La situazione sembrava sotto controllo, nonostante alcuni scontri fra le milizie che controllano i vari territori. Ma era solo questione di tempo. Negli ultimi mesi gli Haftar – nonostante i media occidentali li descrivessero in declino – hanno visto crescere il loro potere, spinti anche dai russi. Ora controllano i due terzi del Paese fra cui il Fezzan, nel Sud, ricco di petrolio. E adesso puntano decisamente al controllo di Tripoli.

Nelle ultime ore i media libici hanno affermato che le forze di Haftar si stanno muovendo verso il Sud-Ovest libico. Un’azione che punterebbe al controllo dell’oasi di Gadames, attualmente sotto l’influenza di Tripoli. Che si trova in una posizione strategica anche perché è vicina ai confini di Tunisia e Algeria. Il Vicecapo di Stato Maggiore del governo di Tripoli ha chiesto lo stato di allerta per l’esercito “per essere pronto a respingere eventuali attacchi“. Il rischio, se non la certezza, è che si stia per aprire una sorta di guerra civile in Libia per il controllo del Paese. Se Haftar riuscisse nel suo intento, la Libia finirebbe nella galassia delle nazioni “amiche di Putin“. All’Onu ne sono consapevoli e infatti si dicono molto preoccupati. Dall’aeroporto di Bengasi e dal porto di Tobruk, già ora, transitano sia materiale bellico, sia mercenari che vengono poi spostati nel Paesi che si trovano nell’orbita di Mosca: il Niger, il Mali, il Burkina Faso e la Repubblica Centrafricana. Una battaglia per il controllo di Tripoli, di fatto, aprirebbe un nuovo terreno di scontro fra l’Occidente e Putin. Ora l’Africa è pienamente coinvolta nelle prove di conflitto globale.

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