Si era presa un momento di riposo durante il turno di notte nell’ospedale di Calcutta, mentre aspettava nuovi pazienti. Una giovane dottoressa, una tirocinante di 31 anni, era impegnata ad aiutare il prossimo e a fare esperienza. Invece, ha visto la sua vita stroncata dalla brutale aggressione di un agente di sorveglianza, che ha approfittato del momento di incoscienza della donna per violentarla e, in seguito, soffocarla. La tragedia è avvenuta presso il RG Kar Medical College and Hospital. L’assalitore è stato identificato grazie al coraggio della vittima, che si è difesa con tutte le forze e graffiando il suo aguzzino ha di fatto consegnato il suo Dna, ritrovato sotto le unghie della dottoressa, alla Polizia. Dopo la violenza l’uomo era tornato a casa, aveva lavato gli abiti ed era andato a dormire come se nulla fosse. Dimenticandosi però di cancellare le macchie di sangue dalle scarpe, che lo hanno incastrato ulteriormente. Così, le Forze dell’Ordine hanno provveduto immediatamente ad arrestarlo. Questo episodio è stato la scintilla che ha fatto esplodere la rabbia, repressa da tempo, dei medici indiani. Il personale sanitario, in India, subisce infatti frequenti aggressioni. Addirittura il 75% dei lavoratori della sanità ospedaliera, nel corso della sua carriera, ha subito almeno un attacco.
Dopo questo eclatante e terribile caso di violenza, i medici indiani sono scesi sul piede di guerra e hanno deciso di incrociare le braccia. Gli scioperi si sono estesi a tutto il Paese. I sanitari chiedono innanzitutto una pena severa per il responsabile dell’omicidio: in India la mano leggera usata troppo spesso contro gli autori di crimini sessuali è un grosso problema ed è molto dibattuto. Poi, i medici chiedono che il Governo destini fondi e risorse per aumentare le misure di sicurezza negli ospedali con, fra le altre cose, l’installazione di videocamere. Il direttore sanitario dell’ospedale di Calcutta dove è avvenuta l’aggressione e il preside del College, Sandip Gosh, si sono dimessi. “Sono stato diffamato sui social media”, ha dichiarato Gosh. “La dottoressa era come una figlia. Mi dimetto come genitore, non voglio che accada una cosa simile a nessuno in futuro”. Quello della sanità in India è un tema spinoso da lungo tempoo: a fronte di 1,4 miliardi di abitanti, vi sono solo 3,4 milioni di operatori sanitari abilitati e ausiliari, compresi i medici. Questo anche per la cronica carenza di finanziamenti statali per il settore. Ma ora, da Calcutta a Nuova Dehli e in generale in tutta l’India, è scoppiata la rivolta. E i medici non hanno intenzione di fare marcia indietro.