L’azienda di cosmetici Avon è l’ultima di una serie di società coinvolte nei ricorsi contro gli effetti del talco cancerogeno ad aver dichiarato il “Chapter 11“, una procedura di insolvenza a cui le aziende negli Stati Uniti possono appellarsi per riorganizzarsi e tutelarsi da ulteriori cause. In settimana la casa farmaceutica Johnson & Johnson ha raggiunto un accordo per 6,5 miliardi di dollari per rimborsare le vittime coinvolte nelle circa 61 mila cause civili presentate contro l’azienda. “Chapter 11”, ovvero bancarotta. Avon ha presentato a metà agosto la procedura presso il tribunale fallimentare statunitense di Wilmington, nel Delaware. Secondo il documento di 66 pagine depositato da Philip J. Gund, consulente scelto per la ristrutturazione aziendale, la società ha 386 cause pendenti dovute a presunti effetti cancerogeni del talco legati alla sospetta presenza di amianto.
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Fondata nel 1886 Avon è entrata nell’immaginario collettivo per le vendite porta a porta. Oggi, nel 2024, non riuscirebbe a sostenere le spese richieste per azioni legali e risarcimenti dovuti al talco cancerogeno. Come ricostruisce il Corriere, dopo una prima ondata di indennizzi erogati nel 2010, nel 2022 l’azienda è stata soggetta al pagamento di 46 milioni di dollari tra danni e sanzioni. “Un mese fa poi la compagnia ha ricevuto un altro verdetto di compensazione per 24,5 miliardi di dollari. Di fronte alle accuse, Avon si è sempre dichiarata innocente e ha negato che potesse esserci la minima traccia di amianto nei suoi prodotti a base di talco”. Ora però, dopo aver sborsato circa 225 milioni di dollari per difendersi, non avrebbe liquidità né per assecondare le richieste dei querelanti né per far valere le proprie ragioni nelle aule di tribunale. Da qui il “Chapter 11”.