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Pensioni, è scontro: Giorgetti frena, la Lega si arrabbia. E Forza Italia rispolvera Berlusconi

Pubblicato: 19/08/2024 19:54

Il vero rebus che attanaglia la maggioranza di Governo in questi giorni riguarda le pensioni, più di altri argomenti. Perché rappresentano una spesa considerevole per lo Stato e le casse sono vuote. Il Ministro Giorgetti lo ha detto senza mezzi termini, causando l’ira della Lega. “Chi esce prima paga, lo dobbiamo alle nuove generazioni”, ha affermato. “Dobbiamo premiare chi resta al lavoro, non chi vuole anticipare l’uscita”. Questa della flessibilità sostenibile è la nuova linea che il Ministro intende adottare. Un duro colpo per chi, come il Carroccio, in campagna elettorale parlava di abolizione della Legge Fornero. D’altronde, il tema della previdenza sociale è una spada di Damocle che pende sulla testa di ogni esecutivo, non solo di quello di centrodestra. Ed è pieno di contraddizioni. Mantenere al lavoro le persone sino a età avanzata, per esempio, crea un tappo generazionale che impedisce a molti giovani di trovare un lavoro degnamente retribuito. Ma le difficoltà nel reperire fondi per coprire tutte le spese da parte del governo rende difficile sia adottare politiche espansive, sia intervenire in modo deciso sulle finanze degli italiani attraverso un aumento di salari che stagnano da 30 anni e sulle pensioni stesse.

La flessibilità in uscita di cui parla Giorgetti deve essere sostenibile per i conti pubblici. Quindi, il progetto è di applicare penalità sulle pensioni anticipate e di premiare chi invece decide di restare. La Lega, però, non è d’accordo con Giorgetti, che pure fa parte del partito padano. E rivendica sia “Quota 41“, pur prevedendo un taglio anche importante alle pensioni di chi è disposto ad accettare l’uscita anticipata sia pure di pochi mesi. Il Carroccio ha anche lanciato un piano a favore dei giovani, che hanno la prospettiva di andare in pensione a 70 anni e con assegni davvero miseri, visto che le loro carriere lavorative sono spesso caratterizzate da precariato e discontinuità lavorativa. I Sottosegretari al Lavoro e all’Economia leghisti Durigon e Freni vorrebbero aiutare i ragazzi con l’istituzione dell’obbligo a versare “il 25% della quota mensile di Tfr ai fondi complementari di categoria o ai fondi aperti. Il che significherebbe sommare la rendita maturata con l’Inps a quella dei fondi privati di previdenza. Nel frattempo, però, il governo ha aumentato la condizione di uscita a 64 anni a 3 volte l’assegno sociale, che corrisponde a una pensione di 1.600 Euro. Un aiuto apprezzabile, che però viste le condizioni generali dell’economia statale non rende semplice aiutare anche le nuove generazioni.

Le idee del partito di Salvini, però, non piacciono a Forza Italia. Il problema politico per la Meloni, ancora una volta, nasce dai dissapori e dalle differenze di vedute fra i suoi due principali alleati. Che non rendono semplice il lavoro del Presidente del Consiglio. Così, il partito guidato da Antonio Tajani da una parte boccia Quota 41 e l’idea del versamento del Tfr a fondi privati. Il capogruppo della Commissione Bilancio in Senato Dario Damiani afferma che “proporre altre quote è azzardato e deleterio per le generazioni future”. Generazioni future che sono sulla bocca di tutti, ma per le quali non sembra esserci una soluzione concreta. “L’obbligo, anche parziale, di versare fondi dal Tfr può anche sollevare dubbi di contituzionalità“, ha concluso Damiani. Forza Italia, per il futuro, punta invece a rispolverare un vecchio pallino di Silvio Berlusconi: aumentare le pensioni minime. Il Cavaliere le portò a un milione, Tajani e i suoi vorrebbero farle arrivare a 1.000 Euro. Un progetto condivisibile e opportuno, che però si scontra con i costi da sostenere. Visto che già l’aumento degli ultimi due anni a 579 Euro (600 per gli Over 75) è costato allo Stato 650 milioni. Campare con 579 Euro per molti anziani è una lotta per la sopravvivenza, e in una società civile non dovrebbe accadere. Ma la porta dei conti è veramente stretta, quindi il rischio è che alla fine né il progetto leghista, né quello dei forzisti potranno diventare realtà.

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