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“Zelensky ha sbagliato, ora Putin non ha più ostacoli”. Kiev senza uomini, i russi avanzano in Donbass

Pubblicato: 20/08/2024 12:23

Si è letto di tutto sull’attacco portato dalle truppe di Zelensky in territorio russo. Ricostruzioni che, sui giornali occidentali, spesso parlavano di un leader sovietico infuriato, sorpreso e in grande difficoltà. Ma un’analisi più approfondita poneva seri dubbi, principalmente per due motivi. Il primo segnale di allarme per Kiev e per i suoi alleati veniva dalle indiscrezioni, confermate ad alti livelli, secondo cui Putin era già a conoscenza delle mosse ucraine un mese prima dell’attacco. Quindi avrebbe deciso a ragion veduta la sua strategia. Il secondo, legato a un discorso di pura logica: non è infatti pensabile che la guerra si trasferisca in Russia, vista la disparità di forze in campo, a meno che la Nato decida di intervenire direttamente. Il che significherebbe l’inizio della Terza Guerra Mondiale, ipotesi davvero molto improbabile. E a conferma del fatto che la mossa di Zelensky si stia rivelando azzardata, se non controproducente, arriva oggi l’approfondita disamina della situazione in Ucraina da parte dell’inviato di Repubblica Gianluca De Feo. “Le trincee ucraine non reggono più“, ha scritto il giornalista. “Visto dalla parte degli ucraini, l’avanzata russa nel Donbass sembra un film dell’orrore: più nemici uccidono, più ne arrivano. Il bollettino del quartiere generale di Kiev ieri mattina elencava 123 assalti in una singola giornata… con il fuoco dei cannoni che non si ferma mai e i cacciabombardieri che spazzano via interi palazzi. Un incubo“.

Viene quindi smentita la narrativa occidentale, ed è lo stesso De Feo a spiegarlo. Sottolineando come ciò che non viene riportato nei rapporti ufficiali, lo raccontano i soldati impegnati in prima linea: “Siamo troppo pochi, i reparti sono dimezzati e non ricevono rimpiazzi”. Secondo l’inviato di Repubblica, ci sono uomini rimasti anche 105 giorni consecutivi a combattere in trincea. Mentre il vantaggio dell’artiglieria russa sarebbe in un rapporto di 10 a 1. E una “rete di strumenti elettronici impedisce ai droni di volare. Resistere è impossibile“. Forse Zelensky e i suoi strateghi speravano, attaccando Kursk, che Putin spostasse le truppe dal Donbass per difendere il suo territorio. Ma la scommessa è stata clamorosamente persa: non solo ciò non è avvenuto, ma è stato l’esercito ucraino a restare sguarnito delle sue brigate e dei mezzi migliori. E ora i russi “occupano un villaggio dietro l’altro con una rapidità mai vista prima. Travolgono posizioni fortificate, caposaldi preziosi perché dietro questa barriera sempre più fragile c’è una pianura indifendibile“. Cresce quindi il sospetto che il leader del Cremlino abbia “lasciato fare” Zelensky, o che perlomeno abbia calcolato bene con i suoi strateghi le conseguenze dell’attacco a Kursk. Che hanno causato danni relativi ai russi, mentre hanno lasciato l’esercito ucraino sguarnito e sempre più a corto di effettivi.

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Ultimo Aggiornamento: 21/08/2024 08:38