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“Il comandante non la racconta giusta”. Bayesian, i dubbi sulla ricostruzione di James Cutfield

Pubblicato: 22/08/2024 15:44

Il caso dello yacht Bayesian, affondato in Sicilia mentre era fermo a poche centinaia di metri dalla riva, continua a provocare discussioni e a sollevare interrogativi in Italia e nel mondo. L’importanza delle persone che erano a bordo, oltre alla particolare dinamica dell’incidente, hanno favorito il fiorire di teorie e ipotesi, alcune più plausibili, altre più azzardate. Certo alcune coincidenze che si sono verificate nei giorni precedenti al disastro non aiutano a rendere più chiaro il quadro. A partire dal decesso di un altro socio dell’azienda di cybersicurezza di Linch, Stephen Chamberlain, investito da una macchina con una signora alla guida. E a quanto pare non ci riesce, o non del tutto, nemmeno chi più degli altri sarebbe deputato a farlo, cioè il comandante dello yacht, il neozelandese James Cutfield, 51 anni. Che è un professionista descritto dal fratello come “un marinaio esperto che da circa 8 anni lavora come comandante per le barche di lusso“. Secondo quanto riportato dal Corriere.it, Cutfield avrebbe anche partecipato a competizioni come velista. E conosce molto bene il Mar Mediterraneo, visto che vi risiede e vi lavora da molto tempo. “Prima di essere assunto da Linch” scrive il Corriere, “aveva prestato servizio come comandante per un miliardario turco”.

Queste notevoli credenziali hanno spinto il sito Dagospia a porsi alcune domande su quello che si sa della ricostruzione fornita da Cutfield agli inquirenti. Secondo il webmagazine di D’Agostino, ci sono alcuni punti che non sarebbero credibili o coerenti. Il comandante, che è stato interrogato a lungo (più di 2 ore) dai magistrati della Procura di Termini Imerese, avrebbe inanzitutto lasciato lo yacht prima di altri passeggeri, contravvenendo al codice che lo vorrebbe come ultimo occupante prima del naufragio. Ma i punti più oscuri sono altri. “Perché Cutfield ha subito affermato che l’albero del veliero si era rotto“, si chiede Dagospia, “quando invece è stato ritrovato integro?”. In effetti si tratta di una circostanza piuttosto strana, non facilmente spiegabile nemmeno prendendo in considerazione la concitazione di quei momenti. “E come mai il veliero olandese più piccolo, ormeggiato a poca distanza dal Bayesian e dunque investito dallo stesso mini-ciclone, ha resistito senza troppi danni?”, si chiede ancora la redazione di D’Agostino. Che in chiusura di articolo ricorda come Mike Linch, il miliardario inglese proprietario del veliero, fosse legato al Mossad e all’Intelligence di Usa e Gran Bretagna. Giusto per fornire altra legna per il fuoco di chi, dietro a questo incidente, vede la lunga mano di qualcuno.

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