Tragedia lungo il fiume Drina, al confine tra Serbia e Bosnia, dove una barca che trasportava circa 30 migranti si è rovesciata durante una pericolosa traversata. Il bilancio del naufragio è drammatico: almeno 11 persone hanno perso la vita, tra cui un bambino di soli 9 mesi. La madre del piccolo è stata anch’essa ritrovata senza vita nelle acque del fiume.
Secondo quanto riferito dal ministro dell’Interno serbo, Ivica Dacic, la polizia serba è stata allertata dalle autorità di frontiera bosniache intorno alle 5 del mattino, quando un testimone ha segnalato l’affondamento della barca. Inizialmente si pensava che a bordo ci fossero 25 persone, ma le successive ricostruzioni hanno indicato che il numero di migranti presenti era superiore, probabilmente intorno ai 30.
Diciotto migranti, tra cui dieci minori, sono riusciti a salvarsi e attraversare il fiume, ma le ricerche continuano per individuare eventuali dispersi. Le vittime, provenienti da diversi paesi del Medio Oriente e dell’Asia, avevano intrapreso il viaggio nella speranza di raggiungere l’Europa attraverso la pericolosa rotta balcanica, un percorso che negli ultimi anni ha visto un flusso costante di migranti in cerca di una vita migliore.
La Serbia, situata lungo questa rotta, è uno dei principali paesi di transito verso l’Europa occidentale. Tuttavia, i dati mostrano una significativa riduzione degli ingressi illegali nel paese rispetto all’anno precedente, con un calo di circa il 70% nella prima metà del 2024.
Le operazioni di recupero continuano, ma la tragedia ha già evidenziato ancora una volta i rischi e le sofferenze che migliaia di persone affrontano quotidianamente nel loro tentativo di fuggire da guerre, persecuzioni e povertà. La comunità internazionale è chiamata a riflettere su questa ennesima perdita di vite umane, avvenuta nel disperato tentativo di raggiungere una terra di speranza.